giovedì, 28 Marzo 2024
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Facebook, hashtag, whatsapp: tanti modi per non comunicare

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postpickr-social-networks1Facebook, Twitter, Whatsapp, Meetic, etc., quanti sono ormai i modi per comunicare? Al giorno d’oggi la tecnologia ci permette di essere “connessi” con chi vogliamo, in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi posto in cui ci troviamo e qualsiasi cosa stiamo facendo. Lo smartphone, il tablet e tanti altri dispositivi elettronici sono oggetti ormai in possesso di quasi tutti di noi, indipendentemente dall’età. Molti ragazzini delle scuole elementari e delle medie posseggono uno smartphone e si “messaggiano” con i loro amici o sono membri di gruppi whatsapp. Anche gli adulti, tra Facebook, Twitter, sono spesso “connessi” e usano questi social network per comunicare, condividere foto o esperienze di giornata. Torniamo indietro con la memoria, in quegli anni in cui tutto ciò non esisteva e domandiamoci: come facevano le persone a comunicare tra loro? La risposta è semplice: si parlavano vis a vis o usavano la rete fissa per condividere informazioni. E’ vero che la società odierna, la tecnologia avanzata e soprattutto il sentirsi al passo con la modernità ha comportato quasi un obbligo nel possedere almeno uno smartphone. Ed è anche corretto rimanere al passo con i tempi.

Ma quale può essere il rischio? In studio ascolto le preoccupazioni di genitori nei confronti di figli che passano molto tempo a chattare, twittare o ad essere connessi in Facebook. Ascolto anche le paure di adulti nel sentirsi soli o nell’avere difficoltà a trovare un partner: mi raccontano che, attraverso siti di incontri come Meetic o Tinder, in qualche modo superano i limiti di tempo che hanno a disposizione per frequentare situazioni in cui conoscere persone nuove o la timidezza di mettersi in gioco in una comunicazione diretta. E allora utilizzano lo schermo del pc per instaurare una forma di comunicazione con uno sconosciuto, conoscendolo e facendosi conoscere attraverso una descrizione digitata nella tastiera. Eppure questi adulti sono cresciuti in un mondo in cui non esistevano i social network ed hanno imparato a relazionarsi con i coetanei, con gli adulti, con il mondo intero attraverso la più semplice forma di comunicazione: il discorso diretto con l’altro.

Allo stesso tempo penso ai ragazzi, cresciuti in un mondo di twittate, chat…hanno mai imparato davvero a comunicare direttamente? E’ un modo per nascondersi dietro alla paura o all’incertezza? Se comunichiamo in famiglia è più facile che i nostri ragazzi imparino a comunicare anche fuori di essa. Dobbiamo, prima di tutto noi adulti, essere un esempio di comunicazione ed insegnare loro come affrontare le relazioni dirette. Allo stesso modo, se noi adulti affrontiamo ciò con difficoltà, disagio, è probabile che nella nostra famiglia di origine non abbiamo vissuto direttamente esperienze di comunicazione perché i nostri genitori non comunicavano o parlavano poco. Quando i miei pazienti mi presentano problemi di insicurezza, poca autostima, facilità a ricorrere a forme di comunicazione indiretta come quella dei social network, ripercorro la storia comunicativa della loro famiglia di origine per indagare dove si è creato questo disagio relazionale che li ha portati a non essere in grado di instaurare una relazione diretta con l’altro. Spero di essere riuscita a farvi riflettere un po’ sull’importanza di comunicare e di non nascondersi dietro le incertezze della comunicazione diretta con il nostro interlocutore, ma provando ad affrontarle insieme al terapeuta.

Psicologia
Dott.ssa Francesca Polato
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