venerdì, 29 Marzo 2024
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L’ora di religione: c’è chi la sceglie e chi no

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Preiscrizioni in scadenza, quest’anno prorogate fino al 28 febbraio, per le scuole di tutt’Italia.
Per l’occasione, la diocesi di Padova, per il terzo anno consecutivo, ha diffuso nelle ultime settimane, tra le scuole e le parrocchie, un opuscolo in sei lingue (italiano, francese, inglese, romeno, cinese e arabo) per promuovere una scelta informata e spiegare obiettivi, contenuti e utilità dell’ora di religione.
“Avvalersi o non avvalersi”, questa la formula su cui i genitori e, dopo i 14 anni, i diretti studenti interessati, dovranno esprimersi in questi giorni.
La posizione della Chiesa è quella di vedere questo tempo scolastico come momento per tutti, cattolici e non, di incontro, conoscenza, dialogo, crescita. Un’opportunità anche per chi non è cristiano o cattolico, che metterebbe in dialogo con le grandi domande della vita, promuovendo il rispetto delle diversità e insegnando ad accogliersi gli uni gli altri.
L’intesa concordataria del 1985, modificata poi nel 1990, prevede due ore settimanali di frequenza alle materne e alle elementari, una alle medie ed alle superiori.
“Tra le mie scuole — riferisce Marisa De Danieli, dirigente del 2° istituto comprensivo di Padova, comprendente scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado nell’area del Santo, Portello, Prato della Valle, Fiera e Stazione – ho classi intere che si avvalgono, pure in presenza di alunni di altre nazionalità, che si attestano, nel complesso, su una media del 20% sul totale degli iscritti. Tra questi, chi non si avvale è perché di religione completamente diversa, come i musulmani, gli altri stranieri di area cristiana la seguono. Poi, tra chi non si avvale, ci sono tanti italiani. In questi anni non abbiamo registrato una flessione particolarmente alta di adesioni in termini numerici — continua la dirigente -, il punto è che dipende molto dall’abilità dei docenti. Se trattano contenuti accattivanti, riescono ad interessare i ragazzi. Qui, ad esempio, propongono dei percorsi affascinanti di arte, iconografia, comparazione delle diverse religioni”.
Per i bambini ed i ragazzi che non aderiscono all’insegnamento della religione cattolica ci sono diverse alternative. Dall’uscita da scuola che, però, come riferisce la De Danieli, “E’ gettonata più alle medie e se coincidente con la prima o l’ultima ora”, all’ora di studio individuale, alla frequentazione di laboratori per piccoli gruppi di intercultura, organizzati dagli stessi docenti della classe. Attività però legate alle possibilità e risorse della scuola stessa. In alcuni casi, i bambini frequentano, durante lo svolgimento dell’ora o delle due ore di religione, un’altra classe, seguendo la materia insegnata in quel momento.
“Il professore già sa che se si mette a parlare di religione nessuno lo ascolta — riferisce un gruppo di ragazzi che frequentano i due istituti adiacenti Bernardi e Marconi di via Manzoni a Padova, a quasi totale maggioranza maschile -. Discutiamo di temi d’attualità, legati alla nostra età”. Di questi, che hanno tra i 16 e i 19 anni, quasi tutti dichiarano di non andare più a messa regolarmente già da qualche anno, mentre solo uno dice di non frequentare la lezione di religione perché fissata alla prima ora del sabato, preferendo stare a casa.
Per i piccini a decidere sono i genitori e, come riferisce Stefania Fiorotto, residente a Camin, l’ora di religione può rappresentare, attraverso il figlio, un ritorno ad una maggiore coscienza di fede: “Mia figlia frequenta la prima elementare. Il suo ingresso nelle tematiche religiose per noi ha significato un riavvicinamento ad una spiritualità che si era affievolita”.
Un’altra mamma, a passeggio per le vie del centro di Padova con la figlia, chiestole se la bambina si avvale dell’insegnamento alla religione cattolica, risponde: “Certo che sì”, tradendo di non ricordare che è necessario dare il consenso o meno. “Per me è scontato che sia così”, aggiunge.

GLORIA CESAROTTO