Speedline sull’orlo del precipizio. Puntuale prima delle festività natalizie è riesplosa la vertenza che vede contrapposti sindacati e azienda, ma mai come questa volta i toni sembrano allarmati. Lo stabilimento di cerchi in lega ha sì fermato gli impianti per le feste, ma stavolta senza concrete prospettive per gli oltre 600 dipendenti al rientro delle ferie. Con perdite mensili nell’ordine di 1,2 milioni di euro, il blocco degli investimenti e un nuovo ciclo di cassa integrazione in agguato, la fabbrica di cerchi in lega rischia di non sopravvivere al 2009 e alla crisi internazionale in atto. Prima di Natale, un incontro di routine a Unindustria ha aperto le porte alla crisi: fermata degli impianti per venti giorni, in previsione di un rallentamento degli ordini. Interruzione dei contratti interinali, trenta in tutto e ricorso alla cassa integrazione ordinaria per i primi mesi di questo nuovo anno. Per i sindacati si tratta di un passo verso la smobilitazione, anche se la notizia più drammatica per i lavoratori è risultata essere la prospettiva di sospendere gli investimenti a causa della crisi internazionale che ha colpito il settore auto. Per la Speedline significherebbe staccare la spina e provocarne una morte inesorabile. I sindacati ritengono infatti indispensabile investire per rendere competitivo lo stabilimento. Anche perché in due anni alla Speedline è stata ridotta l’occupazione e rivisti gli accordi aziendali, chiuso lo stabilimento di Bolzano e trasferita la produzione di ruote per camion a Bergamo. «Se ora blocchiamo anche gli investimenti — spiega Gianni Fanecco, segretario generale di Fim-Cisl Venezia — tutti questi sforzi rischiano di rivelarsi inutili e sarà la fine». I sindacati denunciano in particolare il mancato rispetto degli accordi sottoscritti solo qualche mese fa da parte della proprietaria svizzera Ronal. «Ha acquisito lo stabilimento di Tabina — attacca Fanecco — esportato la tecnologia del flow-forming e iniziato a produrre con quel sistema nella fabbrica tedesca del gruppo, che non ha gli stessi problemi d’efficienza e redditività della Speedline». A rischio c’è soprattutto il progetto di ampliamento dell’attuale sito produttivo, con la realizzazione di 21 mila metri quadri di nuovi capannoni. Ma in pericolo ci sono anche gli investimenti ordinari, che riguardano le linee produttive interne. Il direttore generale di Speedline Fabio De Angelis, getta acqua sul fuoco, facendo sapere che la sospensione degli investimenti riguarda l’intero gruppo Ronal nel mondo e non l’azienda di Tabina nel particolare, che potrebbe dunque rimanere fuori dal ciclone. Ma i sindacati non si fidano e chiedono precise garanzie di sviluppo e mantenimento dell’occupazione da mettere nero su bianco in un incontro al Ministero. Anche Provincia e Comune si sono attivati, incontrando De Angelis e facendosi portatori della richiesta di convocare un incontro urgente a Roma.
Filippo De Gaspari