venerdì, 29 Marzo 2024
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“Non possiamo essere le vittime

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“Non vogliamo essere le prime vittime di chi non decide”: sotto questo slogan si è scatenata la protesta dei lavoratori della centrale Enel di Porto Tolle lo scorso 7 febbraio, dopo l’ennesima indiscrezione che voleva il colosso energetico intenzionato a rinunciare alla riconversione dell’impianto per spostare l’investimento in Albania.
I rappresentanti sindacali hanno espresso la loro preoccupazione all’amministrazione comunale, temendo la perdita dei 350 posti di lavoro in centrale dopo 4 anni di attesa senza risultati nella valutazione del progetto di conversione a carbone pulito e per le conseguenze che la mancata apertura del “più grande cantiere d’Europa” avrebbe sul tessuto produttivo locale, già in estrema difficoltà per la recessione in atto. I lavoratori della centrale, prima dell’incontro con il sindaco Silvano Finotti, il vice Massimino Zaninello e con gli assessori Gianluca Fattorini, Ivano Gibin e il presidente del Consiglio comunale Antonio Banin hanno manifestato davanti al municipio con gli striscioni “No alla delocalizzazione dell’energia” e “Lavoro in Italia, non in Albania” e con il cartello “Tutti a Roma”, per annunciare l’adesione alla manifestazione davanti ai ministeri.
Al termine dell’incontro in Sala consiliare, le Rsu della centrale hanno dato vita ad un primo coordinamento con politici locali e provinciali e con rappresentanti del mondo delle imprese, fissando le prossime iniziative da intraprendere a favore della riconversione. Tra queste, l’incontro con il ministro Prestigiacomo che nel breve mandato svolto finora ha già ridotto il pesante arretrato di progetti fermi all’esame della Commissione Via. Dalmazio Passarella, componente del direttivo regionale della Filcem-Cgil, ha spiegato al sindaco Finotti che “se in dicembre Enel diceva solo ‘Stiamo pensando di trasferire l’investimento in Albania’, adesso ha già il posto dove delocalizzare l’impianto”. Il delegato Cisl Giovanni Ruzza ha aggiunto: “Non vorremmo che la centrale di Porto Tolle fosse la prima grande realtà produttiva in Italia a sperimentare con il ‘non decidere’ gli effetti della crisi. Per primi i lavoratori della centrale hanno già sperimentato la realtà dei trasferimenti: più di 100 persone dell’organico di Porto Tolle, in attesa della riconversione della centrale che da 3 anni opera in esercizio ridotto, vivono il disagio di lavorare in trasferta, in giro per l’Italia”. Il sindaco Silvano Finotti ha risposto così alle preoccupazioni dei lavoratori: “Chi aveva annunciato, tre settimane fa, l’ok alla riconversione in Consiglio dei ministri è stato frettoloso: il governo non poteva agire senza aver accertato l’impossibilità della Commissione ministeriale Via di procedere alla decisione sul progetto. In quella sede, allora, il Consiglio dei ministri ha prescritto al ministro Prestigiacomo di assumere le determinazioni necessarie, ma senza esprimere una scadenza”. Che cosa fare adesso, allora? “L’obiettivo – ha spiegato il primo cittadino – è capire quali siano i problemi da appianare per avere termini certi sulle determinazioni della Commissione Via, dato che il progetto di valutazione è fermo dal 2006, rispetto ai 240 giorni di tempo previsti dalle normative vigenti per l’iter autorizzativi”.

Alessandro Orlandin