Novità sempre molto interessanti al Museo Archeologico Nazionale di Adria. A marzo ci sarà l’apertura dell’ala dedicata alla presenza romana nella città di Adria. A illustrare il progetto e alcune particolarità è la direttrice del museo Simonetta Bonomi. “Il primo passo è stata la sala della romanizzazione, come premessa storica e culturale alla sala Romana, che così completa il Museo di Adria. La nuova ala invece illustrerà il momento in cui i romani arrivarono ad Adria. Non abbiamo testimonianze dirette di combattimenti feroci nei nostri territori, ma sicuramente i Romani hanno dato qualche dimostrazione di forza. Si evince comunque che i Veneti nel III sec. a.C. hanno collaborato coi Romani in funzione anti-celtica, la prova di questa alleanza risiede nella contaminazione della lingua venetica con il latino antico. La conquista della città etrusca di Adria da parte romana, tuttavia, dovrebbe attestarsi attorno al II sec. a.C. Il passaggio dalla cultura etrusca a quella romana è stato lento: dapprima è cambiato l’assetto urbanistico, prerogativa dei romani, aggiungendo un Foro, che doveva sorgere dietro Palazzo Venezia, un Tempio e un Teatro, collocati fra l’attuale Museo e la chiesa della Tomba. In un secondo tempo, invece, deve essersi tenuta la bonifica e alla centuriazione di tutto il territorio circostante. Altri aspetti legati al cambiamento di costumi sono stati rinvenuti nelle cerimonie mortuarie. Gli antichi Adriesi, come gli Etruschi, erano inumatori, cioè seppellivano i loro morti, mentre i Romani erano soliti cremare i cadaveri su pire di legno. E dal I sec. a.C. anche ad Adria è riscontrabile questa nuova pratica, ciò può significare che la romanizzazione della città era stata definitivamente completata”.
Perché le tombe sono così importanti?
“Il culto dei morti — continua la Bonomi — in entrambe le culture era importante per questo all’interno delle tombe mettevano gli oggetti di vita quotidiana. E’ attraverso la scoperta e lo studio di questi siti che noi archeologi riusciamo a comprendere usi e costumi della vita di tutti i giorni dei popoli antichi. Ad esempio abbiamo potuto recuperare dei vetri magnifici: piatti, bicchieri. Poi vasellame, gioielli. Nei corredi si vede il passaggio cromatico delle ceramiche. Statue e suppellettili. Per i personaggi più importanti ad esempio, si costruivano tombe monumentali con tanto di lapidi che contenevano le misure della tomba, per il catasto. Nelle tombe troviamo porta profumi, lucerne e monete, per pagare il passaggio di Caronte verso la riva dell’oltretomba”.
Che epoca abbraccia la sala Romana?
“Va dal I sec. a.C. fino all’Alto Medioevo. Purtroppo con i reperti arriviamo fino al II sec. d.C., in quanto poi nelle epoche successive molti dei materiali venivano usati nelle costruzioni e sono andati perduti. Arriviamo quindi direttamente al VII sec. d.C. grazie al ritrovamento di una tomba bizantina e quindi alla presenza dei principi-vescovi in città. Nell’ultima parte del Museo avremo un omaggio alla famiglia. Bocchi che ha dato un notevole contributo alla ricerca archeologica della città”.