Studi sugli affreschi di Giotto all’interno della cappella degli Scrovegni se ne sono fatti tanti, pubblicati in tutti i tempi e in ogni dove dacchè il ciclo pittorico è stato realizzato, ma il saggio di Giuliano Pisani (già assessore alla Cultura del Comune di Padova) dato alle stampe qualche mese fa, rappresenta una delle indagini più significative ed interessanti, nonché di nuovo taglio, di ogni tempo. Già, perché lo studioso padovano non si è limitato ad una lettura delle diverse scene di carattere esclusivamente storico-artistico, ma ha formulato una analisi dei soggetti illustrati anche sotto il profilo di ordine religioso. Egli ha infatti guardato ai personaggi biblici, ai protagonisti del vangelo, ai vizi capitali e alle virtù teologali, riferendosi sempre a scritti loro inerenti vergati da teologi e studiosi insigni nel corso dei secoli dell’intera storia del cristianesimo. Pisani, in altri termini, ha interpretato il pensiero di un credente da credente, si è egli posto in perfetta sintonia con Giotto che, agli albori dei quattordicesimo secolo dell’era cristiana viveva i valori della fede e dei sentimenti umani con quella purezza di spirito e con quel trasporto propri del tempo ma anche fuori del tempo, perché di sempre, d’ogni luogo e d’ogni momento.
Tutto con Pisani è visto in un’ottica nuova, ma quel che più colpisce e affascina, forse, è lo studio che egli fa sugli angeli, quelle entità che il catechismo di Pio X definiva “purissimi spiriti ossia esseri intelligenti senza corpo”. Un’analisi che contempla la suddivisione in gerarchie e ne stabilisce mansioni e finalità attraversa
la simbolica lettura delle “piume” delle loro ali. Sono le immagini
impresse soprattutto sulla controfacciata della chiesa, vale a dire la parete a cui il devoto volgeva il suo ultimo sguardo, prima di ritornare alla realtà del mondo, e pertanto formulava nel proprio io intimo l’ultima personale riflessione, l’ultima preghiera a Dio. Osservando dette immagini si scopre che, accanto al significato dei colori rosso, azzurro, bianco e via di seguito, noto per lunga tradizione, vi è anche quello del rosa (colore usato soltanto due volte nel corso dell’intero anno liturgico) che simboleggia appunto la gioia, la contentezza dello spirito umano.
Appassionante appare inoltre, nel medesimo contesto, il gruppo costituito dalla Vergine con i Santi Giovanni e Caterina
d’Alessandria e da Enrico Scrovegni, affiancato da un ecclesiastico che Pisani dimostra, chn ragionamento filologico perfetto, essere Alberto Eremitano ovverosia il religioso che propose, da un punto di vista teologico, a Giotto le scene da effigiare e come collocarle lungo le pareti del manufatto. Perché esse presentano continuamente una verticalità di pensiero e di riscontri storici con logico, perfetto legame. Razionalità che trova seguito inoltre nelle raffigurazioni di second’ordine, effettuate con l’intento oltretutto di conferire uno spazio a ulteriore riflessione tra un episodio e l’altro.
Il volume è corredato di un cospicuo numero di illustrazioni: parte
a colori e parte in bianco e nero. Le prime compendiate in un particolare nucleo fuori testo e sul retro della sovracoperta, le seconde nel contesto della stesura esplicativa del saggio.
Completano la gigantesca opera gli affreschi dell’abside (non di Giotto ma della sua Scuola) raffiguranti “Il transito di Maria”, carichi, al pari delle scene tutte dell’aula sacra, di suggestive immagini e, più ancora, di enigmi e di profondo mistero.
PAOLO TIETO