venerdì, 29 Marzo 2024
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Rivive l’Urna di Gino Vascon

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Este ritrova un’opera dello scultore Gino Vascon (1887-1968), artista di Este tra i maggiori interpreti della scultura italiana degli inizi del XX secolo. L’urna, recuperata grazie ad un minuzioso ed attento restauro. Il modello in gesso, realizzato nel 1934, era in pessime condizioni, ora fa bella mostra di sé a Villa Dolfin Boldù nuova sede della Biblioteca comunale di Este. Recuperata dai magazzini di proprietà comunale di Este, la scultura è stata depositata temporaneamente presso la sezione ceramica dell’Istituto Statale d’Arte “Corradini” di Este per l’intervento di restauro. “Inizialmente l’opera si presentava smembrata in numerose parti. – spiega il coordinatore del protetto Antonio Cornacchione – I frammenti grandi e piccoli sono tenuti insieme dalla tela di juta che risulta l’unico sostegno utilizzato dall’artista per dare inizio alla modellazione del gesso. La scultura è stata recuperata alla configurazione originale con interventi di incollaggio e di consolidamento delle parti frammentate eliminando alcuni ritagli alla la tela di juta che non agevolavano l’esatta ricomposizione dei frammenti. Il consolidamento strutturale dell’opera è stato assicurato da iniezione di poliuretano espanso nelle cavità dei corpi in particolare nei volumi che non erano in grado di sostenersi. Sono state eseguite piccole integrazioni delle parti mancanti con tecnica riconoscibile in leggero sottotono”. Gino Vascon nasce a Este il 2 lugio 1887, appena quattordicenne esegue piccole sculture e bassorilievi da autodidatta. Qeste opere le espone nella vetrina della cartoleria del signor Apostoli. Nel 1905 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia è allievo di Antonio Dal Zotto, si diploma nel 1910 e si dedica al’insegnamento. Durante la prima guerra mondiale presta servizio come infermiere. Dopo alcuni viaggi a Roma, Firenze e Bruxelles apre uno studio a Padova dietro alla chiesa di Santa Giustina.
Nel 1931 ritorna ad abitare a Este nella sua casa in Via Vigo di Torre e stabilisce il suo studio a fianco dell’ex convento Collegio Vescovile. Un mecenate Ottavio Rossi finanziò alcune opere in bronzo e marmo. Il 27 dicembre 1950 si inaugura una mostra sotto la sede del Gabinetto di Lettura e successivamente la mostra fu trasferita anche a Milano. Il 17 ottobre 1968 Gino Vascon muore in “serena povertà”, le sue opere sono a Este e nel circondario, a Villa Estense e a Badia Polesine. Qualche ritratto è all’estero quello di Leo Ferrero è a Ginevra. Le opere del Vascon sono sculture in marmo gesso e bronzo. Vascon è un artista “senza tempo”; Le sue opere si collocano in una dimensione temporale ripetibile e costante. Io studio per l’equilibrio e la buona forma ha un carattere classico (con particolare riferimento alla ritrattistica Romana) a questo si aggiunge una ricerca naturalistica e del vero che lo prende e lo appassiona in tutte le sue varie forme espressive.
Essere un artista “senza tempo” non significa essere fuori dal tempo e fuori dall’attualità come qualche intellettuale lo voleva definire.