giovedì, 28 Marzo 2024
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Con la crisi è più difficile arrivare a fine mese

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La crisi economica del 2009 ha toccato anche Cavarzere. Prima ancora di dati statistici o indagini di mercato, per avere un quadro chiaro della situazione è sufficiente fare un giro nel centro del paese. Sempre più negozi con la serranda abbassata, attività storiche che chiudono, nuovi esercizi appena aperti che non arrivano nemmeno a compiere il primo anno di attività. Considerando poi un’indagine gestita proprio dai sindacati di Cgil, Cisl e Uil, a Cavarzere persiste un calo dei residenti, indice delle scarse possibilità lavorative del territorio che spingono i giovani ad allontanarsi. Parlando anche con i nostri concittadini, è chiaro che la disoccupazione ha toccato quasi tutte le famiglie. “E’ una reazione a catena — commenta la gente — Quando comincia a fallire qualche attività, vuol dire più gente senza lavoro, meno soldi a disposizione delle famiglie, meno spese e quindi altri fallimenti. E il gioco riparte”. In effetti, dalla fine del 2008 e ancor di più a partire dall’inizio di quest’anno, molti esercizi hanno chiuso, causando a loro volta il fallimento totale o parziale di altre attività congiunte. Nel nostro territorio, molte persone, soprattutto donne, hanno sempre trovato lavoro presso laboratori tessili, che a Cavarzere hanno sempre rappresentato una risorsa ricca. Ma dal 2009 i laboratori continuano a chiudere a ritmi sempre più elevati, costringendo molte persone alla cassa integrazione e, successivamente, quasi in tutti i casi, alla disoccupazione. Questo, ovviamente, in una famiglia comune cavarzerana, significa un grosso problema economico: molte giovani famiglie hanno ancora il mutuo da pagare, ci sono i figli da mantenere e, naturalmente, le spese quotidiane necessarie per vivere. Ed ecco che, se il numero delle persone licenziate aumenta in modo massiccio, aumenta di conseguenza anche il numero delle famiglie del nostro territorio che necessitano di un aiuto concreto per soddisfare i propri bisogni elementari. Molte volte ci sono i parenti, spesso i genitori, che danno una mano, ma molte altre, lo conferma anche Ivo Del Biondo della Cgil, “le pensioni medie sono a livelli minimi, perciò anche un pensionato che vive da solo, fatica ad arrivare alla fine del mese, figuriamoci se riesce a trovare le risorse per aiutare i propri figli”. Ma un altro dato molto significativo proprio riguardo la popolazione anziana di Cavarzere, si trova sempre nell’indagine condotta dai tre sindacati. “Nel raffronto con la situazione demografica nella provincia di Venezia, il comune di Cavarzere ha percentualmente il rapporto maggiore di anziani rispetto la popolazione residente, secondo solo al comune di Venezia. C’è un forte processo di invecchiamento, che rispetto ad altri comuni della Provincia non si compensa con i flussi di lavoratori o famiglie di immigrati”. Il dato è certamente molto significativo, soprattutto se confrontato addirittura a livello regionale. In una situazione del genere, quindi, è ovvio che siano gli anziani ad aver maggior bisogno di interventi ad hoc, di contributi e di servizi. Ad ogni modo, l’invecchiamento della cittadinanza indica anche una scarsa rivitalizzazione del mercato che spinge molti giovani ad andare via. Ma allora, se la tanto annunciata e sperata ripresa economica sta partendo ora, mentre nel quotidiano si deve ancora cercare di risolvere i problemi della crisi, come risponde il comune di Cavarzere? Come rispondono l’Amministrazione, le associazioni di volontariato, i sindacati?