sabato, 20 Aprile 2024
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Consorzi di bonifica verso la fusione

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E’ tempo di tornare alle urne. Il prossimo 6 dicembre infatti tutti i proprietari di abitazioni e terreni del Veneto saranno chiamati ad eleggere gli amministratori dei Consorzi di Bonifica. Un appuntamento elettorale di solito snobbato dalla maggioranza degli elettori, eppure si tratta di un’occasione persa per esercitare il proprio “potere” con il voto. I consorzi di bonifica gestiscono infatti la delicata rete idraulica del territorio e realizzano progetti da milioni di euro finanziati con denaro pubblico e con i proventi del contributo di bonifica che tutti sono chiamati a versare. Inoltre l’appuntamento quinquennale con le urne si carica di un nuovo significato perché da gennaio i consorzi cambiano volto e la maggioranza anche dimensioni. La Regione ha deciso l’accorpamento di alcuni di questi e disegnato la nuova mappa con dieci consorzi anziché venti. Diminuisce anche il numero dei consiglieri.
Nella Bassa Padovana la novità è la nascita del nuovo consorzio Adige – Euganeo, dalla fusione degli attuali consorzi di Conselve Adige Bacchiglione e di Este Euganeo. Sarà uno più vasti e complessi del Veneto, dal punto di vista idraulico. “La superficie di quasi 120 mila ettari, – spiega Graziano Tasinato, presidente del consorzio Adige Bacchiglione – interessa ben 70 comuni suddivisi in quattro province: Padova, Verona, Vicenza e Venezia. Di questi oltre ventimila si trovano sotto il livello del mare, anche fino a -4 metri, mentre 7.000 occupano la superficie collinare. Gli impianti idrovori sono 61 con 163 pompe fisse installate, capaci di sollevare circa 261 metri cubi al secondo che consumano nel complesso qualcosa come 4 milioni e mezzo di chilowattora l’anno. Notevole anche la rete dei canali che si estende per 1.431 chilometri mentre gli impianti irrigui di sollevamento sono 37 e garantiscono ogni stagione l’approvvigionamento di acqua per migliaia di ettari di colture”.
Per l’Adige – Bacchiglione si chiude un ciclo trentennale, in cui le amministrazioni che si sono succedute hanno impiegato le risorse economiche derivate dai contributi, che tutti i proprietari di terreni e fabbricati hanno annualmente pagato, per garantire il funzionamento senza sosta delle 35 idrovore e delle loro 100 pompe e per la pulizia dei 690 km di canali, in un territorio che ha visto una importante “cementificazione” e modifiche sociali ed economiche non sempre positive per l’ambiente, la subsidenza dei suoli, e non ultimo cambiamenti climatici che hanno avuto le loro conseguenze sull’irrigazione e la sicurezza idraulica. Il presidente Tasinato tiene a sottolineare un aspetto tutt’altro che secondario. “L’aumento annuale del costo di gestione è sempre stato mediamente inferiore al tasso di inflazione, grazie alle economie gestionali ed a scelte improntate al senso di responsabilità nell’amministrare risorse pubbliche. In particolare negli ultimi 5 anni questa linea di condotta ci ha permesso di investire oculatamente e di programmare interventi per oltre 90 milioni di euro, somma che la Regione del Veneto e lo Stato ci hanno finanziato per l’esecuzione di lavori per la sicurezza idraulica, l’irrigazione e l’ambiente. Un solo dato ci aiuta a capire la portata di certi interventi – prosegue Tasinato – rispetto agli anni ’90 abbiamo aumentato a quasi 9 milioni i metri cubi al giorno la portata d’acqua piovana espellibile dal nostro bacino (come un lago di 2 km di lato) ed incrementato di milioni di metri cubi la possibilità di invasare le acque di piena dei canali, riducendo in modo sensibile gli allagamenti e creando una scorta d’acqua disponibile in estate per uso irriguo”.