venerdì, 29 Marzo 2024
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L’ombra delle emissioni cancerogene

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La centrale Enel di Polesine Camerini è nuovamente tornata ad essere un tema di grande attualità. Ma se fino a qualche mese fa era l’imminente riconversione a carbone l’argomento d’interesse, oggi ciò che fa discutere è l’inchiesta aperta sulla centrale dalla procura di Rovigo. Tutto è partito da ventisei casi, tra malattie e morte, presentati da cinque avvocati ai magistrati rodigini affinché accertassero se tra le patologie che hanno portato ai decessi e le emissioni della centrale vi fosse qualche rapporto. Matteo Ceruti, Valerio Malaspina, Cristina Guasti, Lavinia Cantà e Giampietro Berti, sono gli avvocati che hanno raccolto le biografie delle ventisei persone dei comuni di Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina, Ariano nel Polesine, Taglio di Po e Loreo.
Sono casi che non interessano solo gli anziani. Il documento presentato in Procura include infatti anche i nomi di ragazzi e ragazze; questo è il caso di due trentenni, un uomo e una donna, una trentaseienne ed un quattordicenne, che furono operati tre e nove anni fa per la rimozione di tumori. L’indagine aperta dalla procura di Rovigo verte sulle malattie respiratorie residenti nei minorenni dei comuni che si trovano nel raggio di 25 km dalla struttura e nello specifico Porto Tolle, Porto Viro, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Rosolina e Mesola, i comuni che secondo gli inquirenti sono i più esposti agli effetti dannosi della centrale. “Enel Spa” è accusata di omicidio colposo plurimo e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Il sostituto procuratore della Repubblica, Manuela Fasolato, ha incaricato degli esperti di condurre accertamenti sullo stato di salute della popolazione con riferimento a patologie respiratorie e asmatiche per verificare se tale stato si sia mantenuto, sia peggiorato, cronicizzato o migliorato. In precedenza vi erano già state inchieste simili. Anche in quei casi erano affini le patologie denunciate ma a causa della scarsa rilevanza statistica del campione e delle tecniche di quei tempi non fu possibile operare un’indagine epidemiologica. Oggi è possibile conoscere il nesso di casualità tra le emissioni della centrale e l’insorgere delle patologie della popolazione. Si tratta di una tecnica nuova, già utilizzata nei casi di contaminazione dell’uranio impoverito dei militari italiani in missione in Iraq ed ex Jugoslavia, che utilizza una microscopia elettronica a scansione ambientale che rileva le tracce di contaminazione attraverso l’esame di tessuti malati e campioni di fluidi organici confrontandoli con le sostanze delle emissioni della centrale. Per 26 dei 35 consulenti del pubblico ministero la compatibilità tra centrale e tumori è stata ritenuta realistica mentre per 9 impossibile. Otto sono gli indagati, tra cui ex direttori, ex amministratori e funzionari e dirigenti Enel che dovranno partecipare all’accertamento. Per la procura rodigina gli indagati hanno omesso di collocare tecnologie idonee a prevenire disastri, contravvenendo alla legge regionale 36 del 1997, il provvedimento che istituisce l’ente Parco del Delta del Po e avrebbero creato pericoli per l’insorgenza di malattie respiratorie e deteriorato l’ambiente.