giovedì, 28 Marzo 2024
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Non c’è pace per il mondo della pesca

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Sembra proprio non esserci pace per il mondo della pesca nel Delta: caro prezzi, regolamenti europei penalizzanti, beghe politiche e questioni di sicurezza occupano spazi sempre più ampi nel dibattito tra gli addetti ai lavori. Ultimo evento in ordine cronologico al momento di andare in stampa è la serrata dei produttori di vongole veraci in tutto l’Alto Adriatico durante il weekend del 25 aprile. A scatenare la ribellione dei pescatori, il supposto tentativo da parte dei commercianti di speculare sul prezzo dei prodotti, nonostante i buoni propositi emersi nelle recenti riunioni organizzate con il coinvolgimento delle Federazioni della Pesca. L’accordo raggiunto prevedeva il divieto di scendere sotto la soglia di 3 euro al chilogrammo. Secondo i dati forniti da Lega Pesca, Agci e Federcoopesca il fermo ha coinvolto oltre 5.000 addetti con una perdita nel volume di affari di alcune decine di milioni di euro. Le imprese di molluschicoltura hanno denunciato il carattere ormai svantaggioso di una attività che in Alto Adriatico coinvolge circa 5.000 operatori per una produzione annua di circa 50.000 tonnellate di vongole e che nel 2009 ha prodotto un fatturato vicino ai 180 milioni di euro. I pescatori si sono appellati alle istituzioni perché intervengano: chiedono l’adozione di un cartello garantito da un ente sopra le parti, ma esigono anche un intervento immediato per debellare il mercato parallelo della pesca non controllata. Come se non bastasse, sui pescatori si sta abbattendo la scure tinta di blu stellato dell’Unione Europea, a causa dei nuovi regolamenti sulla pesca a strascico (di cui parliamo più dettagliatamente in un articolo a parte). Sul tema si registra l’intervento dell’euro-parlamentare Elisabetta Gardini (PdL), intervenuta all’assemblea d’approvazione del bilancio 2009 del Consorzio cooperative pescatori del Polesine di Scardovari. “Premesso che sono contro gli atteggiamenti estremisti, — ha spiegato – resto convinta che le azioni dell’uomo possano trovare la giusta convivenza con il benessere dell’ecosistema e che l’uomo non è il cancro del Pianeta. È anche vero che mi risulta che poco si sia fatto, del resto come in genere ha fatto sin’ora il Paese, per rapportarsi con il sistema Europa, attendendo che inevitabilmente venissero calate dall’alto le regole. Bisogna innanzitutto cambiare atteggiamento. Personalmente mi prendo l’impegno di tornare con calma per approfondire le problematiche presentatemi e tenteremo di trovare soluzioni, magari cercando delle opportunità nei fondi disponibili”. Da parte sua anche il presidente della provincia di Rovigo, Tiziana Virgili, ha espresso la sua opinione scrivendo al commissario europeo Damanaki e al governatore veneto Zaia: “Lo normativa europea mette a rischio non solo le imprese e gli equipaggi della flotta di parecchie centinaia di imbarcazioni attualmente in attività nell’alto Adriatico, ma anche i circa 2.700 posti di lavoro del considerevole indotto generato da questa attività nei diversi segmenti della filiera: dalla cantieristica, al trasporto, ai mercati. Chiediamo di verificare ogni possibile soluzione che consenta il prosieguo dell’attività di pesca, al fine di sostenere un settore economico tanto importante per il nostro territorio, così come ci rivolgiamo alle rappresentanze italiane di intervenire presso la Comunità Europea, e di procedere alla redazione di un Piano di gestione nazionale che tenga conto di questo specifico segmento di pesca”.