giovedì, 28 Marzo 2024
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Il territorio vuole essere coinvolto nella riconversione

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Come procede l’iter verso l’apertura dei cantieri alla Centrale di Polesine Camerini? La domanda l’ha posta la Cisl polesana direttamente all’Enel in occasione di una tavola rotonda organizzata dalla stessa sigla sindacale presso il Censer. All’incontro hanno presenziato un po’ tutti i portatori di interesse all’impianto e dunque erano presenti Giuseppe Luzzio, responsabile grandi progetti ed infrastrutture dell’Enel, l’assessore regionale Isi Coppola e il sindaco di Porto Tolle, Silvano Finotti. Assente non giustificata, invece, la Provincia che all’incontro non ha inviato nessuno dei propri rappresentanti. L’assenza è stata rimarcata dalla stessa segretaria provinciale della Cisl, Valeria Cittadin, ritenendo che con la mancanza degli assessori di Palazzo Celio siano venuti meno interlocutori importanti al processo di riconversione dell’impianto di Porto Tolle. Comunque sia durante l’iniziativa è stato fatto il punto sulla situazione della centrale che ancora non ha dato avvio allo smantellamento del vecchio stabilimento. Infatti, per completare l’iter delle autorizzazioni, ancora manca il decreto del ministero dello sviluppo economico, oggi presieduto da Paolo Romani, e il rilascio della concessione demaniale delle aree di mare da parte del ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli. A prendersi l’onere di sollecitare i ministri di Palazzo Chigi, affinché vengano rilasciate al più presto le autorizzazioni necessarie, è stata l’assessore regionale Isi Coppola che in più ha sottolineato le attese del governo veneto in merito al futuro della centrale. “Dalla riconversione — ha spiegato — ci attendiamo risposte per il territorio”. Ossia una positiva ricaduta per le imprese locali affinchè vengano coinvolte nei lavori di demolizione e di ricostruzione degli impianti necessari alla nuova alimentazione a carbone. Rassicurante in tal senso è stata la risposta del responsabile grandi progetti ed infrastrutture dell’Enel, Giuseppe Luzzio. “E nelle nostre intenzioni — ha spiegato — attuare la riconversione in modo che vi siano importanti ricadute economiche e sociali per il territorio bassopolesano. Il nostro impegno a riguardo è stato già sottoscritto con il protocollo di intesa con la Regione, garantendo la massima occupazione sia diretta che attraverso l’indotto del cantiere alla centrale”. Il documento citato da Luzzi specifica che dei 17 milioni di ore di lavoro necessarie per dare una seconda vita all’impianto, otto sono spettanti a maestranze e ditte del territorio polesano. E fino a questo momento sono state 95 le aziende valutate da Enel a partecipare alle gare di appalto, 11 invece i consorzi. Per le date di inizio lavori, tuttavia, non è stato possibile fare previsioni, restando comunque valido il termine del 2011. Dopo anni di polemiche e di proteste la seconda opera imponente per dimensioni e valore economico del bassopolesine è prossima alla realizzazione, l’auspicio è che non si ripeta la stessa situazione accaduta con il rigassificatore di Porto Levante quando in termini di occupazione e di perequazione per l’impatto dell’impianto sul territorio, al Polesine sono state date soltanto le briciole.