venerdì, 29 Marzo 2024
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Piove sotto i mille parti, nella “lista nera”

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Razionalizzazione dei servizi e delle risorse per il contenimento dei costi ospedalieri. Sarebbe questa la linea che i dirigenti della sanità veneta intendono perseguire in fase di attuazione del nuovo Piano sociosanitario regionale. Il documento prende in considerazione la possibilità di chiusura dei reparti di Ostetricia e Ginecologia negli ospedali del territorio regionale che non raggiungo la quota dei mille parti l’anno, così come indicato nelle linee guida nazionali, dettate dal Ministero della Salute, che prevedono la graduale chiusura dei punti nascita dove vengono effettuati meno di 500 parti all’anno e l’accorpamento delle strutture che non raggiungono le mille nascite.
Politiche di revisione della rete ospedaliera territoriale che in Veneto metterebbero a rischio 11 dei 42 punti nascita della Regione in 6 delle 7 province (Verona è esclusa). Nella “lista nera” anche il reparto dell’ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco che con i 639 parti registrati nel 2010 e i 530 dello scorso anno è ancora lontano dai requisiti richiesti. Eliminare il servizio nel territorio della Saccisica significherebbe dover dirottare le partorienti all’ospedale di Chioggia, nel veneziano (che pur avendo numeri ridotti resterà in piedi a presidio dell’area piovese) o alla struttura di Padova (che supera i 4000 parti l’anno). Ma non mancano le resistenze.
Un “tetto funzionale”, quello dei mille parti l’anno, al di sotto del quale la struttura è ritenuta inadeguata rispetto agli standard di sicurezza. Il punto nascita, in linea generale, si rivela oneroso per le casse della sanità pubblica perché richiede la presenza permanente di figure specialistiche e di personale ostetrico non inferiore alle tre unità, con il circuito di apparecchiature previsto dai protocolli clinici.
Secondo le previsioni la chiusura dei reparti veneti dovrebbe portare ad un risparmio di alcune centinaia di milioni di euro nel giro dei prossimi tre anni.