venerdì, 29 Marzo 2024
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Per la centrale si riaccende qualche speranza

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Si era arrivati a luglio con la notizia del giudizio di ottemperanza del Consiglio di Stato che sbloccava per l’ennesima volta il percorso legale per la riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini.
Poi in mezzo c’è stata un’estate torrida, in cui il tema è sfumato in mezzo alle altre vicissitudini portotollesi. Ora una dichiarazione del sottosegretario Tullio Fanelli riapre le speranze nel fronte pro-riconversione: il rappresentante del governo Monti infatti ha reso noto — durante un question time alla Camera dei Deputati — specificando che l’iter di Valutazione d’Impatto Ambientale è ripartito. Una notizia accolta con profonda soddisfazione dal Comitato Lavoratori dell’impianto energetico: “Siamo sulla strada giusta. Il governo riconosce la valenza strategica della riconversione della centrale per la portata innovativa del progetto Carbon capture and Storage”.
Il nuovo processo di valutazione ambientale richiederà l’aggiornamento della documentazione tecnica da parte di Enel: successivamente chiunque potrà presentare le osservazioni al progetto, per un periodo di sessanta giorni, prima che la commissione decida come procedere e quanto conservare della Via precedente. I tempi insomma potrebbero essere non esattamente brevi. Ma i lavoratori non perdono la fiducia: “Abbiamo espresso questa speranza anche al questore Rosario Eugenio Russo che ha visitato la nostra centrale.
L’emergenza lavoro richiede tempi rapidi soprattutto in Polesine, perché qui non si è mai conclusa dal 2008 a oggi e così si sono persi oltre 3.200 posti di lavoro, con i risultati più negativi proprio nel Basso Polesine”.
Nelle scorse settimane anche il direttore di Consorzio Polesine era tornato sull’argomento, attaccando soprattutto l’Ente Parco: “Non è accelerando l’emanazione del nuovo piano ambientale del Parco che si risolvono i problemi del territorio e dell’occupazione, anzi, più che una accelerata servirebbe un frenata a questo Parco. Se siamo ancora in attesa di un decreto per realizzare un progetto da tre miliardi di euro è proprio colpa del Parco. L’ente non dovrebbe imbalsamare un’area dove pesca e agricoltura sono di vitale importanza”.