giovedì, 28 Marzo 2024
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“Sindaci senza potere”

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La condizione economica anche nel nostro territorio del conselvano sembra sempre più critica. Se l’edilizia è stato il comparto che ha subito le conseguenze più gravi (da quasi due anni il settore è sostanzialmente fermo) ora le conseguenze si stanno estendendo anche a tutti quei settori satelliti del comparto costruzioni: ad esempio ceramiche per pavimenti e rivestimenti, produzione di infissi, arredamento, e cosi via.
Abbiamo cercato di capire qual è la situazione nel comune di Agna che, pur non vivendo la realtà industriale in casa, ha una dinamica attività commerciale che un tempo poteva contare soprattutto sulle vendite domenicali, con un mercato settimanale che attira visitatori da ogni dove. “Da noi —spiega il sindaco, Giannicola Scarabello- non è presente il settore industriale quindi verifico soprattutto casi di miei cittadini, passati alla cassa integrazione o peggio rimasti senza lavoro. Le imprese artigiane del paese resistono perché di piccole dimensioni se non a conduzione familiare. Tutta questa situazione si riverbera negativamente nel settore dei consumi”. Sembra infatti, che il mercato domenicale, pur mantenendo una certa vivacità, abbia visto scendere, a detta degli operatori, il volume di vendita. “Come amministrazione- continua il sindaco- oltre agli interventi sociali nei casi di emergenza, abbiamo tenuto aperto cantieri per opere pubbliche, anche se con grandi difficoltà e con critiche, proprio per cercare di aumentare l’effetto leva che deriva da tale settore e attivare quelle aziende che, in qualche modo, beneficiano di un effetto trascinamento dei lavori edilizi e delle opere stradali. Purtroppo i vincoli che ormai ci impone l’amministrazione centrale dello Stato sono tali da bloccare anche queste iniziative. Siamo relegati al ruolo di esattori, quasi fossimo gli “sceriffi di Nottingham” di uno Stato centrale impegnato a salvaguardare solo aspetti finanziari e bancari prendendo dai poveri per salvare i ricchi”. Secondo Scarabello la drammaticità della situazione che si sta vivendo dipendend dalla mancanza di una prospettiva per il futuro.
Amara la riflessione finale: “Condivido la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica (forse era il caso di farlo tanto tempo fa), di eliminare gli sprechi, le porcherie di una classe politica che non ha più legami con la realtà italiana, di razionalizzare un apparato amministrativo farraginoso: tutto giusto. Ma mi chiedo qual è l’obiettivo finale. Ci dicono che dobbiamo recuperare la fiducia dei mercati finanziari, ridurre lo spread con i bund tedeschi, ma queste non sono motivazioni che possono ridare slancio imprenditoriale, voglia di ripartire, voglia di fare. Sono fatti lontani dalla gente comune, quella abituata a lavorare anche dodici, quattordici ore al giorno, quella che ha reso possibile il mito del nord-est. Forse l’obiettivo è proprio far sparire questo modo di essere e di lavorare, di farci diventare tutti dipendenti di qualche multinazionale con sede in paradisi fiscali. In qualche modo i nuovi schiavi dei grandi poteri economici”.