martedì, 16 Aprile 2024
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Comune, finita l’era Marcolin

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A tre anni e mezzo dal mandato finisce l’era di Alessandro Marcolin alla guida del Comune di Piove di Sacco. A decretarlo le dimissioni in blocco di undici consiglieri: l’opposizione al completo, la Lega e il consigliere Ferruccio Miotto. L’unico, quest’ultimo, appartenente alla maggioranza. E’ la prima volta che a Piove di Sacco una giunta cade per motivi politici. Il 24 gennaio è stata nominata commissario prefettizio il vice prefetto Antonella Reina: sarà lei a reggere le sorti di palazzo Jappelli fino alle amministrative del 26 maggio. Sono recenti le tappe che hanno portato alla caduta della giunta Marcolin.
Il divorzio con la Lega. Il Carroccio chiedeva una presa di posizione forte nei confronti dei dirigenti ritenuti responsabili dello sforamento del fondo produttività. Marcolin ha sempre sostenuto di voler attendere la sentenza della Corte dei Conti. Il 29 novembre vengono sfiduciati il vicesindaco Andrea Recaldin e l’assessore alla Cultura Lorena Stevanato. La maggioranza rimane con un solo voto di scarto rispetto all’opposizione. In cerca di nuovi appoggi, il sindaco offre la delega alla Cultura al consigliere dell’Idv Mario Miotto, che accetta, ma per questo viene espulso dal partito.
Il “Caso Bertani”. Il 12 gennaio il consiglio comunale, a metà seduta, salta per mancanza del numero legale. Il 14 si torna in aula. Presenti la segretaria comunale, il direttore generale, l’opposizione al completo (Lega inclusa) e due consiglieri del Pdl: Cristian Viola e Ferruccio Miotto. Seguono di poco le dimissioni del presidente del consiglio, Giorgio Tortolato. Al suo posto gli sarebbe dovuta subentrate Annarita Doardo. Le posizioni politiche. Ferruccio Miotto accusato di essere “l’artefice del complotto” si difende: “La mia decisione nasce dalla consapevolezza di essere cittadino piovese prima che uomo politico. Il panorama amministrativo è da tempo costituito da un gruppo di persone tenute in scacco dai “soliti politicanti”, sordi alle necessità di governare in maniera coerente, costruttiva e onesta. Sin dall’inizio la compagine Pdl non è mai stata nè un gruppo nè ha avuto la capacità di fare squadra”.
Una crisi tutta interna secondo il capogruppo del Pd Lino Conte. “E’ evidente — dice – che all’interno della maggioranza esistesse un clima di conflittualità ed incertezza. Incolpare ora l’opposizione equivale ad ammettere che la minoranza è diventata maggioranza”. “L’Udc si è sempre comportata correttamente” dichiara l’assessore ai Servizi sociali, Antonio Sartori. Che non risparmia le bordate alla Lega, colpevole “di essersi comportata come lo schettino della situazione”, al Pd “a caccia di consiglieri dimissionari” e al Pdl “senza identità e carisma”.
I problemi stanno a monte, secondo la Lega. “Le eccessive divisioni del Pdl hanno da sempre tenuto in ostaggio il sindaco, che pur con pazienza ed impegno, aveva il suo da fare nel riuscire a conciliare le diverse anime del Pdl con gli sbalzi d’umore dell’Udc — evidenzia l’ex vicesindaco Recaldin — noi la coerenza l’abbiamo dimostrata quando, pur avendo ruoli di primo piano, abbiamo preferito uscire che rimanere attaccati alla sedia”. “Democrazia vuole che gli amministratori vengano eletti dal popolo — dichiara il capogruppo Pdl Piergiorgio Zampieri – qui invece si è ordita una vera e propria congiura di palazzo, organizzata da Pd e Lega aiutati da un consigliere del Pdl”.