giovedì, 28 Marzo 2024
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Dalla crisi non si esce, la preoccupazione dei sindacati

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Dalla crisi si fatica ad uscire, lo dicono i dati raccolti dalla Cgil. In Polesine tra il 2011 e il 2012 la cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria, è salita del 26%, mentre gli ammortizzatori sociali registrano un incremento del 272%. Il rapporto della Uil non è certo più confortante, Rovigo è nella lista nera delle dieci province italiane che hanno registrato nel corso del 2012 l’aumento più alto delle ore di cassa integrazione in deroga. “Se si vuole comprendere – ha dichiarato il segretario provinciale della Uil Giampietro Gregnanin – come gli effetti della crisi impattino sul sistema produttivo, basta osservare quante ore di cassa integrazione le imprese richiedono. I dati riportati certificano che la crisi picchia duro continuando a colpire sia le piccole imprese sia le grandi, se poi aggiungiamo i disoccupati e le mobilità la situazione diventa drammatica”. “Qui ci sono potenzialità – osserva Fulvio Dal Zio, segretario generale Cgil provinciale – la crisi è soprattutto sulla domanda interna quindi occorre uscire dalle logiche assistenziali, riportare al centro il settore manifatturiero e investire sulle competenze”. “Il problema è che molte di queste fabbriche rischiano di non uscirne più – denuncia Mirco Bolognesi, segretario provinciale Uilm Uil – chi lavora per conto terzi ha visto ridursi le commesse ma non i costi fissi, troppi soffrono il ritardo dei pagamenti dai committenti, le banche non erogano credito e lasciano al proprio destino chi è in difficoltà”. A testimoniarlo la sorte di due storiche imprese rodigine. Ad un anno dalla ristrutturazione della Grimeca, rilevata dall’azienda di Monselice Tecnomeccanica Betto, la situazione appare ancora complessa. La Regione Veneto e il Ministero del Lavoro hanno firmato l’accordo per la proroga della cassa integrazione in deroga fino al 30 giugno 2013 alla scadenza del quale sarà possibile richiedere un’ulteriore prosecuzione degli ammortizzatori sociali. La crisi ha messo in ginocchio anche la Ids, impresa metalmeccanica di via Porta mare a Rovigo sul mercato da oltre trent’anni, che è stata costretta a chiedere la cassa integrazione per 29 dipendenti a zero ore per un anno. Tra i suoi clienti alcuni enti pubblici, come l’Ater e l’ospedale di Rovigo e l’Ater di Padova, vanta crediti per un totale di 2,4 milioni di euro. Campanelli d’allarme che fanno riflettere sulle condizioni economico lavorative nelle quali versa il territorio. Il saldo negativo apre uno scenario preoccupante sulla voglia (o il coraggio) di fare ancora impresa. Burocrazia, fiscalità, accesso al credito, crollo del fatturato sono alcune tra le voci che più pesano sui bilanci aziendali. Non possiamo però dimenticare il ruolo della politica nazionale in tutto questo. La sfiducia degli ultimi mesi è in gran parte dovuta al provvedimento Salva Italia. Ed è quindi dal Governo che deve venire la scossa decisiva per la ripresa, ma il post elezioni non promette nulla di buono perché regna ancora l’inconcludenza.