venerdì, 29 Marzo 2024
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Sì al testamento biologico

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Il Consiglio comunale di Spinea apre al testamento biologico, in città ora ogni cittadino maggiorenne potrà sottoscrivere la propria dichiarazione anticipata di trattamento (Dat). Dopo Marcon, qualche giorno prima anche di Venezia, Spinea è dunque il secondo comune della provincia ad aprire la strada ai Dat. Il dibattito in aula, dopo mesi di scontri, si preannunciava teso e così è stato, anche se nel quasi totale disinteresse dei cittadini, con appena 8 persone presenti tra il pubblico. Il Comune ha approvato così il registro delle “dichiarazioni anticipate di volontà dei trattamenti di natura medica”. Ora i cittadini maggiorenni potranno esprimere anticipatamente la loro volontà rispetto ai trattamenti a cui desiderano o non desiderano essere sottoposti nel caso in cui, per infortunio o malattia invalidante, non fossero più in grado di esprimere il loro consenso o dissenso informato al medico. Dall’opposizione Claudio Tessari (civiche) punge: “La giunta ha fatto prevalere fin dall’inizio una posizione sull’altra. Nel confronto pubblico don Dino Pistolato è stato invitato solo due giorni prima, tanto che il suo nome non compariva neppure nelle locandine. Tirare in ballo il cardinal Martini puzza di strumentalizzazione e la delibera dà l’impressione di essere solo una bandierina che la maggioranza vuole piantare per essere tra i primi della classe”. Carmelo Sebastiano Ruggeri, medico, anche lui delle civiche, rincara la dose: “Il contenuto è ideologico, il centrosinistra vuole disciplinare una materia che si perde nel buio del dibattito nazionale. Sembra che i cittadini a Spinea facciano la fila dal sindaco per chiedere il testamento biologico, quando invece lo fanno per problemi ben più importanti. In tutto questo il regolamento non chiarisce se è prevista l’obiezione di coscienza del medico e chi tra il personale del Comune avrà la responsabilità di comunicare la volontà del dichiarante in caso di urgenza”. Centrosinistra che ovviamente replica a tono. Per Gianni Garbin: “Nessuna ideologia: è stato intrapreso un confronto sentendo tutte le posizioni e se proprio vogliamo buttarla nel confronto tra cattolici e laici allora andiamo a guardare cosa dice la Chiesa”. E tira fuori il Catechismo degli adulti, laddove si ammette la rinuncia all’accanimento terapeutico. Per il sindaco Silvano Checchin: “C’è il tentativo di creare confusione. Non approviamo nessun provvedimento per obbligare o condizionare la libertà di qualcuno ma il contrario: aiutiamo i cittadini venendo incontro alla loro volontà e dandogli la possibilità di esprimerla prima di quando non potranno più farlo”. L’assessore Loredana Mainardi, estensore del regolamento in questi mesi, aveva già detto la sua: “È un servizio che offriamo a partire dall’articolo 32 della Costituzione, non per dividere ma per dare un segno di civiltà. Il nostro intendo è di de-ideologizzare la questione, lasciando ai cittadini la possibilità di scegliere se essere accompagnati a fine vita o continuare, sempre dichiarandolo, la nutrizione in caso di invalidità”.