martedì, 16 Aprile 2024
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Attiva, liquidazione al via

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Nel 2008 le azioni di Cosecon valevano 6 euro l’una e il capitale sociale in mano ad oltre un centinaio di Comuni del Veneto meridionale, a banche ed ad altri enti, ammontava a 30 milioni di euro. Oggi i sindaci soci si trovano con un pugno di mosche, perché la Spa, che nel frattempo ha cambiato il nome in Attiva, è crollata sotto il peso dei debiti generati prima da una gestione spregiudicata delle risorse e in seguito consolidati dalla crisi del mercato immobiliare. A forza di bilanci in rosso, l’ultimo nel 2012 con un deficit di 14 milioni di euro, il valore del pacchetto azionario si è via via ridotto fino ad annullarsi. I Comuni soci storici (Conselve, Maserà, Bagnoli, Tribano solo per citare i primi) ci hanno rimesso alcuni milioni a testa, così come hanno perso cifre importanti anche Veneto Sviluppo e la Provincia di Padova, fra i maggiori azionisti. Schiacciata da oltre 90 milioni di debiti verso le banche, nella doppia veste di soci e creditori, alle prese con un difficile piano di ristrutturazione del debito, la società tre mesi fa ha dovuto alzare bandiera bianca e imboccare la strada della liquidazione. Del resto l’ex Cosecon dispone di un patrimonio importante, valutato in quasi 130 milioni fra terreni e fabbricati. Proprio in questi giorni tre liquidatori, tre commercialisti padovani, sono chiamati a presentare all’assemblea dei soci il piano da portare in Tribunale per la progressiva vendita del patrimonio. Un passo che mette la parola fine ad una storia partita da lontano, alla fine degli anni Sessanta, con la nascita del Consorzio per lo sviluppo economico del Conselvano. Allora c’era una zona industriale da costruire, quella fra Conselve e Bagnoli, lungo la nuova Monselice – mare, ma anche la rete del metano da mettere in piedi e un’economia industriale tutta da inventare. E fu così per una trentina d’anni poi, a metà degli anni Novanta, la trasformazione in società per azioni e l’allargamento degli interessi societari in buona parte del Veneto meridionale, con qualche intervento anche nel Bellunese. Finché una decina d’anni fa non iniziarono i guai e gli scandali, mentre i debiti non facevano che crescere. Non bastarono aumenti di capitale e piani di salvataggio, il destino della Spa era segnato.