venerdì, 29 Marzo 2024
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Arriva il sottopasso in via Ongari

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Sarà l’anno del sottopasso di via Ongari a Noale. Anzi, i lavori dovrebbero iniziare a breve, entro la fine di febbraio. Prevedono anche una serie di altri interventi viari a Nord del centro storico. Infatti, sorgerà una strada che finirà sulla Noalese, all’imbocco della bretella di via Valsugana. Qui è stato fatto un rondò, del costo di 370 mila euro, che non solo dovrà rendere più fluida la circolazione ma anche fare parte integrante dell’anello settentrionale. Il sottopasso, invece, non si farà nell’attuale sedime; troppo stretta, infatti, la carreggiata e poi vicino ci sono le case. Troverà posto più a Est, nell’attuale area della fornace di via dei Novale, chiusa per cessata attività. Tutta la superficie sarà trasformata, con immobili residenziali e commerciali. Su via dei Novale, tra via Ongari e via Lancerotto sorgerà una rotatoria. In pratica, arrivando dalla variante alla Noalese, si potrà evitare tutto il centro storico e trovarsi sulla regionale, zona Capitelmozzo, dove sorgerà anche la casa per persone con disabilità del progetto Dopo di Noi. Gli operai, in questo caso, apriranno il cantiere del 2014 in un’area a verde di 14.000 metri quadri, ad ovest del piano di lottizzazione. Restano dei dubbi su come sarà attuato il progetto di via Ongari. Michele Boato e Rosanna Bolgan di Amico Albero chiedono al Comune di tornare indietro sui suoi passi. “Diciamo no al suo abbattimento — dicono — per lasciare spazio a una vasta area di solite costruzioni moderne sfruttando cubature massime”. In un primo momento, si pensava che la fornace potesse trovare posto da un’altra parte. Ma da tempo, per quella superficie, si parla di nuove costruzioni e il residenziale sarà 51 mila metri cubi mentre per il commerciale ce ne saranno 20 mila. Come ricordo della vecchia fornace, resterà il camino e a fianco sorgerà il sottopasso di via Ongari. Il progetto è piuttosto avanti ma Boato e Bolgan si oppongono. “Dietro la fornace — commentano — c’era la cava d’argilla che ora costituisce il nucleo di un’oasi naturalistica di pregio. Il manufatto è in mattoni rossi; è un’opera di archeologia industriale molto bella. Si potrebbe ristrutturare e ricavarne appartamenti popolari e spazi comuni destinati a varie funzioni. Invece si vuole abbatterla per lasciare il posto a costruzioni magari invendute, avulse da qualsiasi percorso storico e spesso orribili, che fanno guadagnare i soliti pochissimi che caricano poi sulla collettività le spese delle infrastrutture”. Dal municipio non ci stanno e difendono il progetto nato negli ultimi anni. “Abbiamo già un numero sufficiente di alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp) e di Piani di edilizia economica popolare (Peep) — replica Michele Celeghin — e per fare altre strutture di questo tipo servirebbero altre risorse. Perché Boato non si preoccupa della storica fornace di Spinea, allo sfascio e dove spesso ci vanno zingari e altri? Da noi è tutto in decadimento, servirebbero milioni di euro per sistemarla”.