L’amministrazione comunale rivede la pianificazione urbanistica della città e lo fa mettendo mano al Piano degli interventi. Si tratta di un passaggio pressoché obbligato perché il Piano, approvato nel 2008, è scaduto a settembre dello scorso anno, facendo decadere il 60% del potenziale edificatorio in tutte quelle aree nelle quali, nel corso dell’ultimo quinquennio, non si sono realizzate le previsioni di sviluppo programmate.
Ciò nonostante, alla semplice riproposizione del Piano, l’amministrazione ha scelto di modificarlo con precise azioni correttive, che vanno nella direzione dello sviluppo sostenibile del territorio attraverso la riqualificazione dell’esistente e all’uso intelligente e razionalizzato del suolo, limitandone perciò il consumo. Su indirizzo della giunta comunale, l’ufficio tecnico, fino al 28 aprile scorso, ha raccolto le proposte per il nuovo Piano degli interventi: sono stati interpellati tutti i titolari delle aree edificabili che hanno potuto chiederne il cambio di destinazione ma anche un incremento, fino a tornare al cento per cento dell’edificabilità originaria, in cambio di interventi di rimboschimento, demolizione o riqualificazione dei fabbricati, ma anche trasferendo quote di edificabile in aree più consone tramite lo strumento del credito edilizio che potrà essere acquistato da chi ne dispone all’interno di uno dei quattro comuni aderenti al Piano di assetto del territorio intercomunale (e quindi Piove di Sacco stesso, Arzergrande, Brugine e Pontelongo).
Il Piano, votato dal consiglio comunale all’ultima riunione di aprile, ruota attorno al concetto di “Città pubblica”, ovvero ad una programmazione del territorio che prevede lo sviluppo di insediamenti ordinati ed equilibrati sotto il profilo della distribuzione tra spazi pubblici e privati. Un obiettivo ambizioso, che si potrà realizzare attraverso la stesura di un piano dei servizi, in cui assumerà un ruolo decisivo il coinvolgimento dei privati, chiamati a partecipate alla programmazione delle scelte urbanistiche, individuando un insieme di aree idonee allo sviluppo della “Città privata”, all’interno della quale gli investitori possano operare.
Andranno perciò riprogrammate le cosiddette “zone bianche”, ossia quelle aree le cui previsioni di espansione non si sono realizzate nell’arco temporale dei cinque anni dall’entrata in vigore del Pati.
In tutto sono una decina di aree per le quali è necessario rivedere i rapporti di dimensionamento, anche alla luce dell’attuale stallo del settore delle costruzioni, intervenuto a seguito della crisi economico-finanziaria degli ultimi anni. Nel prossimo Piano degli interventi verranno pertanto inserite solamente quelle aree che nei prossimi cinque anni potranno effettivamente essere portate a conclusione, privilegiando gli interventi ad elevata sostenibilità ambientale, che prevedano la realizzazione di edifici a ridotto consumo energetico e che contestualmente prevedano la realizzazione o il completamento di interventi infrastrutturali previsti nel “Piano della città pubblica”.