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Il Po ha fatto paura. E c’è ancora tanto da fare

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Bottrighe, Piena del Po,  15 novembre 2014Sono trascorsi sessantatré anni da quel 14 novembre 1951 ed il tempo ha ormai cancellato quelle profonde ferite, ma il ricordo di quei giorni colmi di dolori, di ansie e di speranze, continua a mantenersi vivo e a rinnovarsi ogni qualvolta il grande fiume viene attraversato dalle piene che anche di recente hanno seminato lutti e disastri nel nord-ovest della nostra penisola. La sicurezza idraulica è sempre stata un problema di viva attualità, molti lavori di rinforzo sono stati fatti negli anni, ma a Bottrighe, pur esistendo da tempo un accordo sottoscritto dai sindaci di Adria e Corbola, ancora si attende la rampa di emergenza di collegamento al nuovo ponte sul Po, più volte promessa.

Una priorità per Bottrighe nel programma elettorale dell’attuale sindaco Massimo Barbujani anche nell’ultima tornata. Se non bastasse, da anni, si è pure formata una pericolosa isola di circa duecento metri per cinquanta, sotto il nuovo ponte “Brigata Cremona”, rappresentando un problema non da poco per il percorso del fiume. Anche qui sembrava deciso il dragaggio per toglierla completamente. Al momento tuttavia è rimasto solo un annuncio. La popolazione non è affatto tranquilla “Aspettano i morti prima di intervenire?”, si domandano in tanti. Il problema si ripresenta con le piene del fiume, spesso frequenti in questa stagione ed è chiara l’urgenza di provvedere alla salvaguardia del territorio. Nel corso dei secoli il maggiore fiume italiano ha seminato lutti e rovine tra le popolazioni rivierasche. Dalla famosa rotta di Ficarolo del XII secolo, che spostò l’alveo del fiume più a nord dividendo in due parti l’antico territorio a sud di Adria e precisamente il territorio delle Corbole, molte alluvioni per straripamenti si susseguirono, soprattutto alla sinistra del fiume, dove si trovava la Corbola Veneta.

Nel secolo XVI, tra rotte e tracimazioni, il fiume uscì dal suo letto nella nostra zona per ben sedici volte. Nell’autunno del 1772, dopo un inverno ed una primavera di piogge torrenziali, che tra l’altro provocarono anche una grave carestia con un triste esodo della popolazione, il Po straripò a Panarella. Il 19 ottobre 1792 il Po ruppe a Papozze e l’acqua allagò un territorio davvero vasto: da Polesella sino al mare comprendendo tutte e due le parti del Canalbianco. I danni furono ingentissimi e morirono quasi tutte le piante da frutto. Nel 1839, causa l’immensa quantità d’acqua scesa dalle montagne, molti fiumi italiani tracimarono allagando intere provincie, il Po per ben tre volte rinnovò consecutivamente la sua piena raggiungendo i 2,35 metri di altezza sopra la guardia. Nonostante le diverse rotte, con mortalità di persone, bestiame e la perdita di tutto, si sostenne una grande piena che durò 78 giorni consecutivi.

Il 4 ottobre 1882, oltre al Po, la nostra zona venne sommersa anche dalla rottura dell’Adige e Bottrighe rimase allagata per quasi cinque mesi con un altezza di un metro. Ora questa nuova piena. Passata indenne, certo. Ma che è stata l’occasione per il fare il punto su interventi importanti ma non ancora posti in essere. Sarebbe necessario rimediare.

 

di Roberto Marangoni