giovedì, 28 Marzo 2024
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La vera salute non è solo liste di attesa

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sanitàUna sanità di eccellenza o una sanità nella quale c’è molto da rivedere? Non è una domanda da poco. Ma una domanda che è inevitabile dopo che il Governatore Luca Zaia ha reso noti i tempi di attesa per le visite specialistiche per le prestazioni diagnostiche erogate in Veneto nel 2014. “Siamo una sanità di eccellenza, non una sanità normale”, ha dichiarato il presidente della Regione nel corso dell’incontro con i direttori generali delle Ulss e delle Aziende ospedaliere del Veneto. Dati che presi così, nudi e crudi, non appaiono affatto male, anzi, sono decisamente positivi. Sono contenuti nel rapporto Annexe. Le due Ulss del Polesine, la 18 di Rovigo e la 19 di Adria, si collocano infatti in ottime posizioni nella classifica che valuta la percentuale di adempienza, ossia di rispetto dei tempi previsti per le liste di attesa.

Il rapporto suddivide le varie prestazioni in differenti classi di priorità, proprio con riguardo ai tempi previsti. La prima classe di priorità è di fatto non indicativa, dal momento che la percentuale di adempienza fissata per legge al 100%. La seconda classe riguarda le prestazioni per le quali la soglia è di 10 giorni. Le nostre due Ulss si posizionano nella parte nobile della classifica. Rovigo è all’87%, Adria al 95%. Entrambe hanno fatto decisamente meglio rispetto al 2013. Discorso simile anche per la terza fascia, con prestazioni con tempistiche tra i 30 e i 60 giorni. La percentuale di adempienza rimane molto alta: Adria da 3 anni è stabile al 94%, mentre Rovigo viaggia al 93%. E medesimo discorso vale per l’ultima classe, con soglia fissata ai 180 giorni. La percentuale dell’Ulss 19 è del 99% e quella della Ulss 18 del 96%.

Insomma, è indubbio che sarebbe strumentale sostenere che le cose vadano male. Ma non è scontato che sia tutto perfetto o che manchino i problemi. Alcuni possibili problemi in effetti emergono se si approfondisce l’analisi. Lo ha fatto per esempio il segretario provinciale della Fp Cgil Davide Benazzo, che mette in luce alcuni aspetti che non emergono dal rapporto. Per esempio, spiega che i dati del rapporto escludono da questi dati l’urgenza assoluta, rappresentata ossia dal pronto soccorso, e le visite successive alla prima. Come quelle di controllo. In sostanza quindi vengono considerate unicamente le prime visite e i primi accertamenti diagnostici. Le graduatorie sono di fatto stilate senza prendere in considerazione successivi passaggi medici e diagnostici relativi a situazioni non bollate come urgenti. Un esempio classico è quello dell’anziano con una patologia cronica che necessiti di frequenti verifiche.

“In ogni caso – fa notare Benazzo – fornire risposte adeguate al paziente sui tempi di attesa è unicamente un dovere pervisto dalla legge. A noi fa sicuramente piacere, come sigla sindacale, di queste alte percentuali di adempienza, ma va anche detto che sono solo una parte del puzzle della sanità polesana. Che è una sanità di qualità, questo è vero, ma versa in grosse difficoltà”. Tra le questioni evidenziate il fatto che spesso, soprattutto sul fronte della diagnostica, il cittadino venga dirottato verso il privato.E infine una critica all’operazione “ospedali aperti di notte” varata dal governatore della Regione Luca Zaia. Una idea che secondo i critici non ha dato i risultati sperati. Volendo tirare le somme, la sanità polesana non è certo allo sbando e gli elementi positivi ci sono. Ma anche quelli da rivedere.

 

Elisa Dall’Aglio