giovedì, 28 Marzo 2024
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Emilio Preo, una vita lunga un secolo

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“Da contadino, alla guerra, al lavoro in fabbrica come operaio. Ho patito fame e miseria. Senza fatica nella vita non si conquista nulla”

emilio preo

Il 13 marzo, Emilio Preo, ha festeggiato il suo compleanno spegnendo 100 candeline. Emilio ha sempre vissuto a Salzano, ha frequentato la seconda elementare ed è stato arruolato nella Seconda guerra mondiale. Nel 1927 è venuta a mancare la mamma e così, assieme al fratello e alla sorella, è cresciuto con la nonna. “Papà è tornato dalla Grande guerra nel 1918 poi, quando è mancata la mamma, siamo andati a stare con la nonna. Lei ci diceva che non serviva imparassimo tante cose, bastava saper firmare; a 9 anni mungevo le nostre mucche. Ho iniziato presto a fare il contadino avevamo il grano e il foraggio, quando siamo diventati grandi, abbiamo diviso il terreno ed è rimasto poco per vivere solo di quello e così, nel 1955, sono andato a lavorare come operaio nell’industria Eraclit Venier a Marghera. Ho lavorato lì fino alla pensione, nel 1975. Nel 1947 mi sono sposato con Giuditta, una ragazza di Salzano, abbiamo avuto tre figli: Adelina, Dorina e Giuseppe”. 
Ha ancora la terra di quando era giovane?
“Adesso non ho più terra perché l’ho data ai figli, l’ettaro che mi era rimasto lo coltivavo anche mentre lavoravo nell’industria. Adesso ho un orto e, fino a qualche anno fa, avevo qualche vigna per farmi un po’ di vino”.
Le piace il vino?
“Mi piaceva quello che facevo io, da quando non lo produco più, ho smesso di berlo”. 
Passioni?
“Ho sempre avuto la passione per la bicicletta, l’ultimo giro l’ho fatto nel 2010, con il gruppo degli anziani. Ho lasciato questa passione perché non mi sento più sicuro”.
Cento anni di vita e due guerre, esperienze che non si dimenticano.
“Sono stato chiamato alle armi e il 29 maggio del 1940, mi hanno mandato di guardia alla frontiera in Jugoslavia, poi sono stato un mese in Piemonte e infine mi hanno mandato in Sardegna. Nel dicembre del 1942 mi hanno congedato perché ero il primogenito, e quindi il capo famiglia, così sono tornato a casa. Quando eravamo in Jugoslavia, mi ricordo che i tedeschi facevano saltare i pali della corrente e, se qualcuno cercava di metterli a posto, gli sparavano. In Sardegna, invece, c’era la malaria e ci dicevano di fumare sigarette per non ammalarci, ma ovviamente la cosa che contava di più era la fortuna. Una volta congedato dovevo fare il viaggio per tornare a casa, ma a Olbia hanno sospeso l’imbarco perché in cielo c’erano i Pippo che lanciavano bombe. Quando poi sono tornato a casa, ho trovato solo una mucca con un vitellino, le altre tre erano state requisite”.
Secondo lei come sono cambiati i tempi?
“Una volta non avevamo niente e adesso si sta sicuramente meglio. Io però ho imparato a risparmiare perché ho visto la guerra e la fame”.
Ci racconti una sua giornata tipo.
“Vivo da solo e mi arrangio a fare tutto. Quando mi sveglio penso alle cose che devo fare nella giornata: i lavori domestici, cosa cucinare, l’orto e le galline, poi vado al centro anziani per giocare a carte. Nel mio piccolo cerco di aiutare i miei fi gli, loro lavorano e hanno poco tempo, faccio piccole spese e commissioni”.
Qual è la sua ricetta segreta di longevità e salute? 

Ho buon appetito e faccio movimento. Ho tanto da fare nel mio orto: semino mais che raccolgo a mano, ho delle galline e un po’ di ortaggi. La mia mente è serena perché ho una bella famiglia. Ho una buona memoria e mi ricordo tutti i numeri utili a memoria, uso ancora l’automobile perché mi sento sicuro quando guido”.
Quali sono le cose che non le piacciono?
“Sono tempi in cui si ha paura di uscire da casa: si sente parlare di furti e di gente che fa del male per denaro”.
Consiglio per i giovani?
“Ai miei anni non avevano niente di pronto e dovevamo conquistarci tutto, non credo che vivere senza fatica sia una cosa positiva e mi rattrista quando sento di giovani che si tolgono la vita”.
Progetti?
”Devo pensare in giornata, io sto bene e spero di andare avanti così. Tutti mi dicono sei arrivato a un bel traguardo, ma io non ci penso più di tanto”.