venerdì, 29 Marzo 2024
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Ricettazione, servono regole più ferree per i negozi

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compro oroScoppia la questione della ricettazione dei gioielli in Riviera del Brenta. Una vicenda che è salita alla ribalta in queste ultime settimane, dopo che anche una accusa era stata fatta da un gioielliere di Stra, che ha chiesto controlli più stringenti sui colleghi. Il gioielliere era stato rapinato a gennaio di 150 mila euro. A prendere posizione sono il sindaco di Campolongo, Alessandro Campalto, che è anche presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta, e il sindaco di Stra Caterina Cacciavillani.

“E’ da anni – dice il sindaco Cacciavillani – che i gioiellieri onesti denunciano una situazione al limite dell’illegalità fra i colleghi, e soprattutto a volte da parte di chi gestisce i negozi Compro Oro, che con la crisi sono fioriti come i funghi. Spesso questi negozi acquistano a prezzi stracciati gioielli di famiglia, da persone in difficoltà economica, ma a volte li acquistano da figuri poco raccomandabili. Questo succede spesso, non perché viene violata la legge, ma perché ci si trova di fronte ad una lacuna legislativa relativa ai controlli di questi negozi“. Ma vediamo il problema, osservando come funzionano nel dettaglio questi negozi. Se qualcuno arriva e cerca di vendere dell’oro, i Compro Oro chiedono ovviamente il documento. Fino a 1000 euro di transazione possono pagare in contanti la merce. Se i titolari si rendono conto che ci si trova davanti ad un bandito noto, certamente non compreranno, ma solitamente, non avendo davanti il casellario giudiziario delle persone, il titolare non può nemmeno rifiutare l’acquisto. L’obbligo di tenere l’oro in negozio è valido per legge solo per 8 giorni, dopodiché si può portare il quantitativo di oro in fonderia a Vicenza ad esempio, e degli oggetti non resterà più traccia. Esistono però delle Questure scrupolose.

“Noi siamo persone integerrime e vogliamo sperare – spiegano i titolari di alcuni Compro Oro in Riviera – che lo siano il 99% dei nostri colleghi. La questura di Bologna però per scrupolo, fa fotografare tutti i gioielli destinati alla fonderia prima della cessione, in modo da tenere un archivio fotografico da comparare con le refurtive rinvenute. In Veneto, le Questure questo obbligo non me lo hanno mai imposto“. Alessandro Campalto ha portato la questione all’attenzione dei primi cittadini. “Su questa questione – spiega il presidente della Conferenza dei sindaci – bisogna essere categorici. Bisogna che la Questura di Venezia imponga gli stessi obblighi, che sono richiesti a Bologna, cioè la fotografia e la realizzazione di una banca dati dell’oro acquisito dai residenti, prima dell’invio in fonderia”. Ma non solo.

“Per evitare che i negozi si trasformino anche involontariamente di fatto, in ricettatori legalizzati di merce rubata e non solo quel banco dei pegni che già sono in tempo di crisi – aggiunge Campalto – bisogna che ad esempio l’oro oltre ad essere fotografato, possa restare reperibile per più degli 8 giorni ad ora previsti dalla legge. Si potrebbe regolamentare che questi negozi depositino i valori in banche ad hoc per almeno un mese. In questo modo si favorirebbero i controlli incrociati con le banche dati dei carabinieri. Per i residenti stessi, che tengono gioielli in casa, sarebbe opportuno che poi li fotografassero, e consegnassero le foto ai carabinieri nel caso in cui venissero rubati. In questo modo il circuito del passaggio di questi preziosi di mano in mano, e di negozio in negozio verrebbe spezzato”. Esistono però dei gioielli, fanno sapere gli stessi titolari dei Compro Oro, che difficilmente possono essere fusi. Gioielli di altissimo valore, ad esempio con diamanti incastonati, non si fondono semplicemente. Chi li ruba, allora cercherà di piazzarli su un mercato clandestino, fatto di estimatori e acquirenti facoltosi, o di gioiellieri disonesti che comprano la merce in nero.

 

Alessandro Abbadir