martedì, 19 Marzo 2024
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Dietro le sbarre il calcio unisce

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partita calcio carcere“Un’esperienza bellissima che speriamo di poter ripetere”. Questo il commento a caldo dei ragazzi dell’Union Cadoneghe che hanno varcato i cancelli del carcere per partecipare a un’iniziativa che li ha visti coinvolti a livello regionale. Union Cadoneghe 1957 e Altobello Aleardi Barche (Mestre) hanno aderito al programma “Un pallone di speranza”, nato nel dicembre del 2009 dalla preziosa collaborazione della Figc con la direttrice Maria Catalano dell’ Istituto per Minori di Santa Bona di Treviso.

Le squadre Allievi delle due società hanno giocato contro una formazione di ragazzi detenuti nel carcere minorile. “È stata un’opera buona, anche per i nostri giovani, venti ragazzi, nessuno escluso. Erano d’accordo anche i genitori senza la cui autorizzazione non ci sarebbe stato nulla. – ha detto Gianfranco Boscolo, presidente del Cadoneghe – Un’ esperienza molto forte a livello emotivo. Organizzata benissimo, con arbitri federali e un indimenticabile terzo tempo. Forse abbiamo regalato loro qualche ora di normalità. Sono cose che si possono raccontare, che rimangono. Tornei ne facciamo, partite tantissime, ma esperienze del genere sono forse troppo poche”.

Un progetto nato grazie all’idea e alla determinazione del presidente regionale della Figc Giuseppe Ruzza, quando era presidente del settore giovanile e scolastico. “L’idea è nata dalla cultura che uno ha, dalla consapevolezza che lo sport non finisce in un campo di gioco, ha tanti risvolti, non solo vittoria, pareggio e sconfitta”, sottolinea il presidente Ruzza. “Così adesso siamo consapevoli che quello che abbiamo portato all’interno delle mura del carcere, oltre alle esperienze positive che i ragazzi hanno nell’allenarsi e nel confrontarsi con i pari età, è la consapevolezza che se vogliono tornare a vivere normalmente devono rispettare delle regole, quelle stesse regole che il calcio insegna. Proprio quel tanto vituperato calcio, che è l’unico che crede ancora nelle buone pratiche. L’unica disciplina che ancora resiste a proprie spese, come per questo progetto solo a carico del Comitato Regionale, rispetto a tutti gli altri sport che in queste attività non hanno più creduto. E di questo noi siamo orgogliosi. Sotto l’aspetto della solidarietà non siamo secondi a nessuno”. Un luogo come quello del carcere da cui arriva una storia positiva come questa. Per una volta si è andati oltre i problemi di tutti i giorni, le contraddizioni le difficoltà. Un pallone di speranza che ora ci si aspetta possa riservare in futuro altre opportunità di condivisione.

Di
Nicoletta Masetto