Attiva, per anni diventata inaccessibile. Una preziosa testimonianza storica e artistica di Bagnoli torna ad essere finalmente accessibile ai cittadini. Dopo mesi di attesa e di trattative Palazzetto Widmann, dichiarato patrimonio nazionale da oltre novant’anni, è stato restituito alla comunità.
Da alcune settimane il prezioso gioiello settecentesco, uno dei principali edifici storici del centro di Bagnoli con la chiesa e la villa del Dominio, ha riaperto al pubblico che ha potuto ammirare le eleganti sale affrescate e restaurate alcuni anni fa insieme all’originale scala che sale al primo piano. Il Comune ha raggiunto un accordo con i curatori fallimentari di Attiva, la Spa proprietaria dello stabile, per la cessione in comodato gratuito del palazzo per un anno, successivamente rinnovabile.
“E’ un patrimonio che torna alla nostra comunità – afferma il sindaco Roberto Milan – lo useremo per incontri, eventi di associazioni o aziende, ma anche per i matrimoni. Abbiamo già richieste per questo periodo prima delle ferie. Inoltre l’associazione Kaleidoscopio organizzerà delle visite guidate. Abbiamo già aperto il Palazzetto in occasione della manifestazione dell’Ais sulle Docg e ora metteremo a punto il calendario dei prossimi appuntamenti”. Una quindicina di anni fa Palazzetto Widmann fu restaurato dall’allora Cosecon, la potente società per lo sviluppo del Conselvano, poi naufragata in un mare di debiti e di scandali fino al fallimento.
L’intervento costò 1,2 milioni di euro, la maggior parte denaro pubblico del ministero dei beni culturali e del Patto territoriale della Bassa Padovana. In cambio il Comune aveva ceduto la proprietà ricevendo 800 milioni di lire in azioni. Titoli che oggi valgono zero, a causa del fallimento della Spa che ha di fatto azzerato il capitale sociale e il valore delle azioni. Dopo il restauro la villa era diventata la sede della Spa che aveva sottoscritto una convenzione con il Comune in cui garantiva la “fruibilità pubblica degli spazi più rappresentativi dell’edificio”.
Invece, tranne qualche sporadica occasione e qualche visita guidata, però, il palazzo è stato quasi inaccessibile. Finché al punto che il sindaco Milan non ha scritto, ancora lo scorso anno, ai liquidatori di Attiva, alla direzione regionale per i Beni Culturali e al Ministero chiedendo la restituzione di questo bene alla collettività. Ora finalmente per il palazzo inizia una nuova vita, aperta alla comunità.
di
Cristina Lazzarin