giovedì, 25 Aprile 2024
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Zaia vince facile, Pd sconfitto: l’effetto Renzi esaurito in Veneto

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zaia-moretti-venetianpostL’effetto Renzi che la scorsa tornata elettorale, quella delle europee, aveva avuto il suo appeal anche in Veneto, consentendo ai Democratici di contare ben il 37,5 per cento dei consensi dalle nostre parti, invece non trova riscontro questa volta. E, anzi, si trasforma in una debacle la corsa del Pd a Palazzo Balbi di fronte all’Italia intera che aveva messo sotto la lente d’ingrandimento lo scenario Veneto, quale laboratorio politico di notevole interesse anche nazionale.

Luca Zaia si conferma dunque presidente con un risultato personale clamoroso per il bottino di voti ottenuti, oltre il 50 per cento delle preferenze dei veneti che sono andati a votare e un distacco di 27 punti percentuali rispetto ad Alessandra Moretti, e una vittoria della Lega che si prende la sua rivincita, anche in casa del Carroccio dopo lo strappo con Flavio Tosi.

Quest’ultimo porta a casa l’11,9 per cento, rosicchiando preferenze anche al Pd. “Un risultato stratosferico” defi nisce il proprio successo il riconfermato governatore, all’indomani del voto, mentre tutti i commentatori gli riconoscono il peso personale che ha avuto in questa affermazione. Si assume le proprie responsabilità Alessandra Moretti, osserva che hanno avuto più riscontro i temi di pancia dell’avversario leghista – in particolare le dispute sui profughi e gli immigrati – rispetto al suo approccio costruttivo attento alle questioni del sociale e della sanità. Ma il dibattito in casa Pd va ben oltre la questione personale e riguarda il modo di gestire il consenso in Veneto.

“Al cambiare verso al Paese da parte di Renzi – riflette Paolo Giaretta, ex senatore Pd ed ex sindaco di Padova – doveva seguire a ruota un cambiare verso al Veneto. E invece la dirigenza locale del Pd ha solo pensato di tenersi il “tesoretto” conquistato alle europee, senza spiegare ai veneti che cosa avrebbe fatto il Pd se avesse vinto le regionali”. Altro spunto da non trascurare per Giaretta e che merita una riflessione ben più ampia del contesto regionale, è la scelta di quell’elettorato di sinistra all’interno del Pd che non si riconosce nella politica di Renzi e soprattutto nelle sue riforme – elettorale, jobs act, scuola… – e che piuttosto ha preferito, questa volta, astenersi dal voto o virare verso altri lidi, Movimento Cinque Stelle ma in Veneto anche Lega e Flavio Tosi.

In Veneto anche il Movimento Cinque Stelle con il suo candidato alla presidenza della Regione Jacopo Berti non brilla e non riesce a bissare il risultato elettorale delle scorse europee, ottenendo l’11,9 per cento dei consensi, vale a dire – 8 per cento dei voti. Interessante tuttavia sarà capire come il M5S si muoverà in Consiglio regionale, dove debutta in Veneto. Zaia promette un atteggiamento di dialogo verso i pentastellati. Un’ultima riflessione sull’astensionismo: in Veneto hanno votato il 57 per cento degli aventi diritto. Una percentuale record in senso negativo, eppure la nostra in questo appuntamento con il voto è risultata la regione con più alta affl uenza alle urne.

di

Ornella Jovane

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