Cittadini esasperati sottoscrivono un esposto per la grave situazione di disagio che vivono a causa delle forti e maleodoranti emissioni gassose provenienti da due aziende agricole che producono calore ed energia con impianti a biogas. Le zone sono quelle del Tavello, del quartiere Arcobaleno e nei pressi di via Sabbadin. L’impossibilità di aprire una finestra, di stendere i panni fuori casa, di consumare i pasti in terrazza o in giardino e di vivere normalmente nella propria abitazione si è tradotta nella raccolta di 1.066 firme e nella richiesta di un’apertura di un tavolo di confronto con Regione Veneto, Uls, Arpav e aziende. Il sindaco Giuseppe Costa ha incontrato il Presidente della Regione Luca Zaia lo scorso 23 giugno per fa fronte alle richieste dei cittadini: “Abbiamo le mani legate e siamo schiacciati tra le legittime proteste dei cittadini e la mancanza di una legge che ci permetta di agire. E’ ora che venga previsto un adeguato sistema di controllo dalla Regione e che le oltre 2.500 persone che devono sopportare ogni giorno gli effluvi maleodoranti possano godersi queste giornate d’estate. La gente è esasperata, e non sappiamo cosa potrebbe succedere se la questione non verrà risolta”. Manca una normativa precisa sia per le emissioni convogliate nell’aria da questo tipo di impianti che per l’analisi del digestato, il residuo processuale degli stessi utilizzato come ammendante agricolo. “Peccato che, in totale assenza di una normativa ad hoc – commenta l’Assessore all’Ambiente Maurizio Martinello – non ci è possibile intervenire. Bisogna tenere conto, infatti, che l’azienda vende l’elettricità prodotta dall’impianto al GSE, l’ente gestore della rete elettrica, e quindi non ci è assolutamente possibile bloccarla né intervenire con gli strumenti che abbiano. La competenza è dell’Autorità dell’Energia e noi rischieremmo pesanti multe per interruzione del servizio. Tre anni fa avevamo chiesto alla Regione Veneto, come ha già fatto solo l’Emilia Romagna in Italia, di emanare una normativa che permettesse agli Enti locali e alla Regione di governare questo tipo di impianti, introducendo controlli e parametri da non superare e la fi gura esterna del Responsabile d’impianto”. Va anche detto che un paio di anni fa tecnici dell’Arpav avevano rilevato presenza di PCB, policlorobifenili, sostanze inquinanti persistenti. I cittadini chiedono un controllo costante che monitori la salubrità e la qualità dell’aria nelle zone limitrofe per la tutela della salute dei residenti, oltre che per quella di falde acquifere e terreni. Massimiliano Lazzarotto, residente in zona Tavello, sottolinea la reale difficoltà di vivere nei pressi degli impianti.: “E’ una situazione insostenibile a cui ora si deve dare una risposta adeguata”.