Le campane suonano a lutto, in una Piazza San Marco gremita di amici, parenti, istituzioni e cittadini, raccolti intorno alla bara di Valeria Solesin, vittima del tragico attentato al Bataclan di Parigi. Bandiere a mezz’asta, lacrime e cordoglio, Venezia è silenziosa in questa giornata di lutto, per dare l’ultimo saluto alla giovane ricercatrice.
Presenti le più alte cariche dello Stato, dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Ministro della difesa Roberta Pinotti. Hanno partecipato anche i rappresentanti delle comunità cristiane della città di Venezia, il Patriarca Francesco Moraglia, l’Imam di Venezia, gli esponenti delle comunità islamiche ed ebraiche. Amici, parenti, ognuno ha espresso una parola in ricordo di Valeria, durante questa cerimonia laica che i genitori hanno voluto fosse aperta a tutti i credo religiosi.
Luigi Brugnaro saluta Valeria Solesin con commozione: “Valeria, Venezia non ti dimenticherà mai. Qui, in questa Piazza, di fronte ai mori e alle cupole di San Marco, massima espressione della cultura bizantina troveremo il modo più significativo per ricordarti. Venezia, crocevia da sempre di etnie e culture diverse, città del dialogo e del confronto, saprà trarre forza da questo grande dolore. Saremo uniti contro l’odio e il dolore nel rispetto di tutte le culture.”
Il padre di Valeria, Alberto Solesin, ringrazia la vicinanza delle istutuzioni, la solidarietà degli italiani e chiede a tutti di “rivolgere a tutte le vittime lo stesso senso di umana partecipazione”. Nel salutare Valeria, il padre ricorda la sua immagine nel contesto in cui viveva a Parigi, “in cui tanti ragazzi come Valeria si riunivano per pensare a un futuro migliore. La nostra compostezza era dovuta, ed è dedicata a tutte le Valeria e Andrea che studiano, soffrono e non si arrendono”.
Gli amici di Valeria tracciano il ritratto indelebile della sua personalità. Di lei dicono: “Attirava le persone grazie alla sua spigliatezza e sicurezza, era sempre pronta a scendere in campo per difendere le sue idee, ma erasempre rispettosa dei valori altrui”. E ancora “Era una sognatrice con i piedi per terra, disposta a tutto per inseguire i suoi progetti, ma sosteneva con fede i nostri, lei era forte ma anche sensibile, investiva e credeva ciecamente nell’amicizia, nel rispetto per le persone e per la pace”. Un amico ricorda la sua “grandezza inspiegabile”, e si fa forza, dicendo che “per dare un senso alla sua scomparsa ci prendiamo l’impegno di superare con il tempo questa perdita, glielo dobbiamo. Decidiamo di vivere anche per lei e nel nostro piccolo di fare qualcosa di buono ogni giorno, ispirandoci al suo approccio alla vita, che amava dando tutta se stessa”.
Una riflessione sulla caducità della vita e sull’insegnamento da questa tragica vicenda, arriva dal Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che si rivolge ai terroristi intimandogli di chiedere il perdono: “La vostra cultura ci fa inorridire, ma non ci intimidisce. Ci sgomenta perché indegna dell’uomo ma ci fortifica nell’opporci con ogni nostra forza sul piano culturale, spirituale, umano. In nome di dio cambiate il vostro modo di essere, iniziate dal cuore, abbiate questo coraggio, il coraggio di dire “Abbiamo sbagliato tutto”. Chiedete perdono, è una dignità dell’uomo. Mai e poi mai divideremo con voi ciò che vi appartiene tragicamente, l’odio. In alcun modo vi concederemo tale vittoria. Non riuscirete a portarci a odiare, sarebbe la vostra vittoria e la nostra sconfitta”.
Al pensiero di pace di Moraglia si sono associate le comunità islamiche: “Non in nome del nostro dio Allah o Yahwhe, che in fondo sono lo stesso dio, non in nome della nostra religione, che è una religione di pace come tutte le religioni, e non certamente nel nostro nome ti hanno assassinato. Con questi atti barbarici credevano di poter facilmente spegnere la luce del sole, di tenerci tutti completamente al buio, chiusi con la paura, e di privarci della nostra serenità e della nostra libertà, ma sbagliano, perché ci troveranno sempre saldi ed uniti a difendere i sacri valori della vita e dell’umanità, determinati, a sradicare insieme il male dalle sue radici e piantare il seme della giustizia e della pace”.
Parole forti e di denuncia, sono quelle che i musulmani vogliono esprimere per dissociarsi da questa forma estrema di violenza e ingiustizia: “I tuoi assassini hanno voluto con il loro gesto criminale separarci, dividerci, ma oggi con questa presenza d’unità i tuoi assassini anti islam, anti ogni religione, anti umanità hanno fallito. Il terrorismo fatto in nome dell’Islam è un crimine contro l’islam, contro l’umanità intera e va sconfitto, e gli stessi musulmani lo devono fare, in quanto sono i primi a subire la sua devastazione”.
A concludere la cerimonia, l’Inno alla Gioia, eseguito dall’orchestra del Teatro la Fenice. Il fercolo ha lasciato la Piazza, Valeria Solesin verrà sepolta nella cappella di famiglia, a fianco al nonno che in vita aveva tanto amato.