Trivellazioni: il Presidente del Consiglio regionale del Veneto accusa il Governo di bluff: “Vogliono evitare il referendum e favorire le lobby del petrolio. Ma le Regioni non cedono”.
Continuano a piovere polemiche sulla questione delle trivellazioni in Adriatico. A muoverle contro il Governo, questa volta è Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, sostenitore del referendum presentato da dieci regioni italiane, tra cui il Veneto, per abrogare le norme dello Sblocca Italia che consentono le trivellazioni per favorire le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi e di gas naturale.
Secondo Ciambetti, alcune norme contenute nella Legge di Stabilità appena varata eluderebbero le proposte delle Regioni: “In altre parole, il Governo vuole evitare il Referendum mantenendo nei fatti le possibilità di fare trivellazioni e aprire pozzi entro le 12 miglia dalla costa come in terraferma. Una presa in giro”.
L’accusa, considerate le concessioni alla Petrolectic per la ricerca di idrocarburi al largo delle Tremiti, è quella di un bluff governativo che metterebbe in grave pericolo il patrimonio naturalistico italiano: “La Petrolcetic Italia potrà fare le sue ricerche in un’area di pregio unica nel Mediterraneo al prezzo di 5,16 € per chilometro quadrato. L’incasso dello stato sarà di 1928,29 €, mentre i rischi ambientali sono altissimi: un provvedimento inqualificabile”.
Ciambetti fa sapere anche che nei primi giorni di gennaio sono state scoperte altre concessioni per le ricerche che non sono state né rigettate, né cancellate, ma rimandate all’anno prossimo. “Con questi presupposti c’è il rischio concreto che il governo, scongiurato il pericolo del referendum, miri nel volgere di qualche mese a riprendersi tutto il potere decisionale in materia energetica riportando la situazione allo scenario che aveva spinto i Consigli regionali a intervenire”.
La partita in gioco non è da poco: sono almeno 19 le piattaforme che ricadrebbero, anche in parte, nel limite delle 12 miglia: 7 nel Canale di Sicilia, 6 nel Golfo di Taranto, 2 nel Mar Jonio calabro e 4 nel Mar Adriatico tra Veneto, Abruzzo ed Emilia, ma non ci sarebbe alcun beneficio duraturo per le Regioni, considerato che le risorse potrebbero soddisfare la domanda energetica per pochi mesi. “Gli unici a fare affare sarebbero le compagnie petrolifere e qui sta il punto: il governo ascolta le istanze dei Consigli regionali, che esprimono la voce dei cittadini, o è succube ai desideri delle lobby del petrolio?”
“Tutti i fattori, ambientali, sociali, economici – conclude Ciambetti – icono che lo Sblocca Italia per quanto riguarda le ricerche e lo sfruttamento petrolifero sblocca casomai il business delle compagnie petrolifere e affossa il diritto dei cittadini e dell’ambiente. Ce n’è abbastanza per ricorrere in Corte Costituzionale”.