venerdì, 19 Aprile 2024
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Bulgaria. Laddove le farfalle volano sui fiordalisi

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bulgaria “Dire “biologico” è limitante e riduttivo nelle terre coltivate da  “Rigoni di Asiago” in Bulgaria.  A sud e nord-ovest di Sofia c’è  un ambiente naturale unico, dove le produzioni di frutti freschi si trovano immerse  in un territorio incontaminato, selvaggio,  privo di insediamenti urbani”. Gloria Minarelli, agronomo e Project Manager ferrarese  dell’Istituto Delta di Ecologia applicata, era  raggiante davanti al patrimonio di biodiversità che si è trovata davanti a Padzardik  e a Berkovitsa, nelle due principali tenute  bulgare (1600 ettari in tutto) dove l’azienda  asiaghese da quasi vent’anni produce fragole e altri frutti destinati alla produzione delle famose confetture Fiordifrutta. Raggiante  perché questi ambienti sono una sorta di  archetipo, un valore sempre più raro da trovare in giro per l’Europa. Campi dove ancora cresce il fiordaliso e dove si possono ammirare una moltitudine di varietà di farfalle.

Un viaggio nelle tenute agricole di Rigoni  in Bulgaria è un esempio di turismo ecologico, alla scoperta di zone lontanissime  dai flussi del turismo di massa, suggestive  e interessanti sotto vari punti di vista. Zone  dimenticate, ai margini delle quali sorgono  cittadine che sembrano rimaste ferme nel  tempo, all’epoca del socialismo reale con i  loro grandi palazzoni tutti uguali, e ormai  scrostati, costruiti dai governi di allora. Ma  in campagna c’è traccia anche dei villaggi  dell’epoca precedente, con casette a un piano, dal caratteristico tetto spiovente, tutte  allineate lungo la strada principale. Oggi  sono abitate prevalentemente da popolazioni di etnia rom protagoniste di un processo  di stanzializzazione, favorito anche dalle opportunità occupazionali garantite da Rigoni. Padzardik, vicino a Plovdiv (città di straordinarie testimonianze romane), nel lungo  periodo della dominazione ottomana, conclusasi solo a fi ne ‘800, era un grande caravanserraglio.

Un grande mercato agricolo,  ma anche un centro religioso: nel 1870 contava ancora 20 moschee. Oggi è un misto di  stili, ma prevale ancora l’impronta dell’era  sovietica. Rigoni nella zona, che si trova ai  piedi della catena dei Rodopi, ha realizzato  le sedi delle sue due aziende bulgare, la Ecoterra, che gestisce le produzioni agricole, e  la Ecovita, che cura la trasformazione del prodotto (rigorosamente biologico), prima  di spedirlo sull’Altopiano di Asiago, a Foza,  per la lavorazione finale. Un’attività che fattura 15 milioni l’anno, l’8 per cento del complessivo dell’azienda asiaghese. E passiamo a Bercovitsa, città della poverissima regione del Montana (regione al  confine con Serbia e Romania) dove Rigoni,  fra le altre colture, ha piantato trecentomila  piante di melo per ottenerne quel succo da  cui si ricava la parte dolce delle confetture.

Bercovitsa potrebbe essere il set ideale per  un film ambientato negli anni del socialismo reale. Si trova in collina, addossato alla catena montuosa della Vitoša, ancora oggi  ricoperta da ciò che rimane dell’inaccessibile Grande Foresta Bulgara (la Magna Silva Bulgarica). Oggi in questa regione sono  presenti 31 specie botaniche endemiche dei  Balcani e 52 sono catalogate dall’IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della  Natura. I boschi sono costituiti soprattutto  da abeti rossi e abeti bulgari, con alcuni pini  macedoni, pini silvestri e altre specie, come  faggi, betulle, pioppi e ontani. Naturalmente tutta l’area è tutelata dal Parco nazionale  della Vitoša, il più antico dei Balcani. La sua  creazione, nel 1934, la si deve a illuminati  nobili bulgari. Ma torniamo alle tenute Rigoni. Sono le  colline, i boschi e gli arbusti che crescono  spontanei a garantire isolamento ai campi  coltivati con i vari tipi di frutti di bosco e a  quelli dove crescono le piante di meli e noccioli. Non è raro, tra filari di fragole, osservare il decollo di cicogne o ammirare nugoli  di farfalle multicolore, piccoli anfi bi nelle  pozze d’acqua, tracce di ungulati. L’agricoltura biologica è il primo valore che Rigoni  di Asiago sostiene, ma la frutta proveniente  dalla Bulgaria significa “molto più che biologico”: gestione rurale in aree ad alto indice di biodiversità in aree riconosciute Rete  natura 2000, nel rispetto delle severe regole  del Parco nazionale della Vitoša. “La frutta –  dice Gloria Minarelli “matura in una condizione geo-climatica ideale. In un ambiente  sano. Impegnando nella raccolta le popolazioni locali, il che dà uno spessore sociale a  tutto il progetto di Rigoni in Bulgaria”.

Naturalmente un viaggio in Bulgaria inizia e finisce a Sofia, la città più europea del  paese, l’unica che ha cambiato veramente  pelle dopo la caduta del Comunismo. Pur  conservando  e  valorizzando  monumenti come la grande chiesa di Santa Sofia,  in puro stile bizantino, la chiesetta di San  Giorgio (l’edificio più antico della città), il  teatro nazionale Ivan Vazov e tanti altri. A Sofia le guide lo ricordano con orgoglio: il  paese ha saputo conservare la propria identità, culturale, linguistica e religiosa, anche  dopo oltre quattro secoli di dominazione  ottomana. Che non sono stati uno scherzo. Aggiungiamo due curiosità: bulgaroamericano è il padre del primo computer,  John Atanasoff, ingegnere figlio di Ivan,  eroe della rivolta contro i turchi del 1876. E  bulgaro-americano è anche l’artista Christo  (Vladimirov Yavachev) che ha realizzato  il Floating Piers, la spettacolare passerella  realizzata sul Lago d’Iseo che ha richiamato  visitatori da tutto il mondo.

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