“Dire “biologico” è limitante e riduttivo nelle terre coltivate da “Rigoni di Asiago” in Bulgaria. A sud e nord-ovest di Sofia c’è un ambiente naturale unico, dove le produzioni di frutti freschi si trovano immerse in un territorio incontaminato, selvaggio, privo di insediamenti urbani”. Gloria Minarelli, agronomo e Project Manager ferrarese dell’Istituto Delta di Ecologia applicata, era raggiante davanti al patrimonio di biodiversità che si è trovata davanti a Padzardik e a Berkovitsa, nelle due principali tenute bulgare (1600 ettari in tutto) dove l’azienda asiaghese da quasi vent’anni produce fragole e altri frutti destinati alla produzione delle famose confetture Fiordifrutta. Raggiante perché questi ambienti sono una sorta di archetipo, un valore sempre più raro da trovare in giro per l’Europa. Campi dove ancora cresce il fiordaliso e dove si possono ammirare una moltitudine di varietà di farfalle.
Un viaggio nelle tenute agricole di Rigoni in Bulgaria è un esempio di turismo ecologico, alla scoperta di zone lontanissime dai flussi del turismo di massa, suggestive e interessanti sotto vari punti di vista. Zone dimenticate, ai margini delle quali sorgono cittadine che sembrano rimaste ferme nel tempo, all’epoca del socialismo reale con i loro grandi palazzoni tutti uguali, e ormai scrostati, costruiti dai governi di allora. Ma in campagna c’è traccia anche dei villaggi dell’epoca precedente, con casette a un piano, dal caratteristico tetto spiovente, tutte allineate lungo la strada principale. Oggi sono abitate prevalentemente da popolazioni di etnia rom protagoniste di un processo di stanzializzazione, favorito anche dalle opportunità occupazionali garantite da Rigoni. Padzardik, vicino a Plovdiv (città di straordinarie testimonianze romane), nel lungo periodo della dominazione ottomana, conclusasi solo a fi ne ‘800, era un grande caravanserraglio.
Un grande mercato agricolo, ma anche un centro religioso: nel 1870 contava ancora 20 moschee. Oggi è un misto di stili, ma prevale ancora l’impronta dell’era sovietica. Rigoni nella zona, che si trova ai piedi della catena dei Rodopi, ha realizzato le sedi delle sue due aziende bulgare, la Ecoterra, che gestisce le produzioni agricole, e la Ecovita, che cura la trasformazione del prodotto (rigorosamente biologico), prima di spedirlo sull’Altopiano di Asiago, a Foza, per la lavorazione finale. Un’attività che fattura 15 milioni l’anno, l’8 per cento del complessivo dell’azienda asiaghese. E passiamo a Bercovitsa, città della poverissima regione del Montana (regione al confine con Serbia e Romania) dove Rigoni, fra le altre colture, ha piantato trecentomila piante di melo per ottenerne quel succo da cui si ricava la parte dolce delle confetture.
Bercovitsa potrebbe essere il set ideale per un film ambientato negli anni del socialismo reale. Si trova in collina, addossato alla catena montuosa della Vitoša, ancora oggi ricoperta da ciò che rimane dell’inaccessibile Grande Foresta Bulgara (la Magna Silva Bulgarica). Oggi in questa regione sono presenti 31 specie botaniche endemiche dei Balcani e 52 sono catalogate dall’IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. I boschi sono costituiti soprattutto da abeti rossi e abeti bulgari, con alcuni pini macedoni, pini silvestri e altre specie, come faggi, betulle, pioppi e ontani. Naturalmente tutta l’area è tutelata dal Parco nazionale della Vitoša, il più antico dei Balcani. La sua creazione, nel 1934, la si deve a illuminati nobili bulgari. Ma torniamo alle tenute Rigoni. Sono le colline, i boschi e gli arbusti che crescono spontanei a garantire isolamento ai campi coltivati con i vari tipi di frutti di bosco e a quelli dove crescono le piante di meli e noccioli. Non è raro, tra filari di fragole, osservare il decollo di cicogne o ammirare nugoli di farfalle multicolore, piccoli anfi bi nelle pozze d’acqua, tracce di ungulati. L’agricoltura biologica è il primo valore che Rigoni di Asiago sostiene, ma la frutta proveniente dalla Bulgaria significa “molto più che biologico”: gestione rurale in aree ad alto indice di biodiversità in aree riconosciute Rete natura 2000, nel rispetto delle severe regole del Parco nazionale della Vitoša. “La frutta – dice Gloria Minarelli “matura in una condizione geo-climatica ideale. In un ambiente sano. Impegnando nella raccolta le popolazioni locali, il che dà uno spessore sociale a tutto il progetto di Rigoni in Bulgaria”.
Naturalmente un viaggio in Bulgaria inizia e finisce a Sofia, la città più europea del paese, l’unica che ha cambiato veramente pelle dopo la caduta del Comunismo. Pur conservando e valorizzando monumenti come la grande chiesa di Santa Sofia, in puro stile bizantino, la chiesetta di San Giorgio (l’edificio più antico della città), il teatro nazionale Ivan Vazov e tanti altri. A Sofia le guide lo ricordano con orgoglio: il paese ha saputo conservare la propria identità, culturale, linguistica e religiosa, anche dopo oltre quattro secoli di dominazione ottomana. Che non sono stati uno scherzo. Aggiungiamo due curiosità: bulgaroamericano è il padre del primo computer, John Atanasoff, ingegnere figlio di Ivan, eroe della rivolta contro i turchi del 1876. E bulgaro-americano è anche l’artista Christo (Vladimirov Yavachev) che ha realizzato il Floating Piers, la spettacolare passerella realizzata sul Lago d’Iseo che ha richiamato visitatori da tutto il mondo.