venerdì, 29 Marzo 2024
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Curtarolo, zona artigianale vuota per un terzo

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eddy bazzanEra una grande scommessa dell’amministrazione Caregnato ed è stata portata avanti dai successori della stessa corrente politica nei quindici anni seguenti, anche se il suo compito non può dirsi concluso. Si parla della nuova zona industriale di Via Einaudi, quasi 200mila metri quadri di superficie tra il Mercatone Uno e Via Sant’Andrea. Territorialmente consiste nella “naturale” continuazione della “vecchia” zona industriale. Anche se idealmente rappresenta il superamento della logica del capannone diffuso che tanto caratterizza il Veneto, Curtarolo incluso, con annessi problemi di viabilità, di inquinamento e di paesaggio. “Si trattava di venire incontro a quelle ditte che volevano ampliare i propri spazi e che nel contempo avevano bisogno di essere raggiunte più agevolmente da fornitori e clienti -spiega l’attuale vicesindaco Eddy Bazzan-. Senza dimenticare che qui si potevano dotare più agevolmente di nuovi servizi”.
Secondo i dati trasmessi dagli uffici municipali, sono quindici le aziende attualmente insediate su un totale di 141.084 metri quadri di lotti assegnati; quelli rimasti liberi, invece, occupano altri 76.256 metri quadri. Cifre che qualche anno addietro hanno fatto scaturire mugugni, da parte di oppositori politici e di alcuni rappresentanti delle categorie economiche, per la presenza di troppi “appezzamenti liberi” in una superficie così estesa e per la quale erano stati fatti interventi idraulici di un certo rilievo. “Purtroppo la crisi economica e immobiliare del 2008/2009 ha impedito a molte imprese di costruire nuove sedi e stabilimenti -precisa lo stesso Bazzan-. In ogni caso l’abbiamo fatta realizzare totalmente a un consorzio privati, senza creare cioè società di trasformazione urbana (le cosiddette Stu) a capitale misto pubblico e privato che in alcuni casi si sono trascinate milioni di debiti. Con il senno di poi, fu la scelta migliore”. Il riferimento è alle zone industriali di alcune municipalità vicine, nate in parte con l’obiettivo di concentrare le fabbriche in un unico punto del proprio territorio e in parte per sfruttare le opportunità di un mercato immobiliare che negli anni ’90 era in piena espansione; ma che poi, per via della crisi (i cui sintomi si avvertivano già a metà anni 2000), tutto è svanito.

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Roberto Turetta