venerdì, 29 Marzo 2024
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Antisismico, l’economia potrebbe ripartire da qui

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terremotoRicostruire per il futuro. Da qui potrebbe prendere forma l’occasione per far tornare a girare l’economia nazionale e quella regionale. Non si tratta di una scommessa sul settore edilizio tout court ma una riflessione più mirata alla soluzione di un problema che ormai è lampante e che, di emergenza in emergenza, negli ultimi anni è diventato cronico nel nostro Paese: la fragilità dei nostri vecchi e vetusti edifici, pubblici e privati, spesso insicuri e, nello specifico, inadeguati a difendersi dagli attacchi violenti e indiscriminati dei terremoti.

Ricostruire l’Italia, dopo l’ennesimo terremoto che ha sbriciolato gli edifici di interi paesi, è una visione che il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ha consegnato al celebre architetto Renzo Piano, affinché con la sua consulenza si possa imbastire, al di là dell’immediata emergnza, a lungo termine uno scenario possibile di ciò che potrebbe significare appunto la ricostruzione.
Quest’ultimo ha parlato di un cantiere lungo 50 anni e due generazioni per sistemare, da Nord a Sud, l’Italia in chiave antisismica. E se per i privati la soluzione potrebbe trovarsi negli incentivi fiscali e magari in una legge che preveda l’obbligo di rendere antisismici gli edifici in cui abitiamo, per il settore pubblico la questione diventa molto più complessa.

In primo luogo si pone la “questione europea” che in queste settimane è tornata in primo piano, quella del braccio di ferro tra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker e il premeier italiano Matteo Renzi che chiede di collocare tutte le spese e gli interventi contro il rischio sismico e per la sicurezza degli edifici al di fuori del patto di stabilità. Sulla base del principio per cui tutto ciò che rientra nel contesto degli eventi eccezionali va valutato con un “metro” differente. Per ricostruire l’Italia in chiave antisismica dunque sarà necessario un cantiere lungo 50 anni, dieci dei quali potrebbero e dovrebbero essere riservati alle scuole, intese come edifici pubblici, che rappresentano una priorità, fra le altre, in tema di sicurezza.

“Purtroppo non siamo ancora fuori dal tunnel dell’emergenza” denunciava Adriana Bizzarri, re- Scuole venete: antisismiche solo il 2,1% sponsabile scuola di Cittadinanzattiva, lo scorso settembre, in occasione della presentazione ufficiale del rapporto sulla sicurezza, la qualità e l’accessibilità a scuola, con un particlare occhio di riguardo sul rischio sismico.

I dati resi noti dall’associazione sono significativi: negli ultimi tre anni scolastici si sono registrati 112 incidenti con conseguenti 18 feriti. Il Veneto, in questa dolorosa graduatoria, con 12 incidenti si trova in una posizione di preoccupante primato, dietro soltanto a Lombardia (16) e immediatamente prima di Sicilia (11) e Toscana (10). L’antisismico può diventare dunque la nuova frontiera della filiera edilizia e dintorni. Un orizzonte che le imprese venete hanno già individuato e su cui evidentemente hanno intenzione di puntare se molte imprese hanno deciso di specializzarsi sull’antisismico. Per ora è partita la formazione anche in Veneto per poter evidentemente rispondere all’appello nel momento in cui partirà questo cantiere lungo 50 anni.

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