giovedì, 28 Marzo 2024
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Cavarzere, il sindaco trova un alloggio “temporaneo” la Battan rifiuta perché vuole una casa Ater

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battanPosizioni contrastanti, versioni incompatibili. Difficile districarsi nella complicata vicenda della famiglia di Stefania Battan, sotto sfratto a Cavarzere, con 4 figli e – per ora – poche certezze. La famiglia, da un lato, chiede un alloggio popolare, il Comune, dall’altro lato, mette sul piatto un appartamento privato e dice che la casa Ater verrà quando la famiglia ne maturerà i requisiti. Nel mezzo, accuse e smentite reciproche.
Ma dove eravamo rimasti? Lo sfratto previsto per metà novembre è stato rinviato a dicembre e, nel frattempo, è stata recepita dall’amministrazione Tommasi l’offerta fatta da un privato cittadino di ospitare la famiglia in un appartamento in centro a Cavarzere. “L’accordo con il Comune – dice il sindaco – prevede che noi ci facciamo carico della sistemazione del tetto dell’immobile. Il tutto è stato approvato con una delibera di giunta”. Tutto risolto, quindi? Pare di no. “La famiglia sembra non voglia accettare questo appartamento perché vuole un alloggio di edilizia popolare – fa sapere Tommasi -. Ma siamo arrivati al paradosso! Noi non abbiamo alloggi disponibili e comunque la famiglia non è stata in graduatoria prima di quest’anno. E ora hanno partecipato perché noi abbiamo insistito… Li abbiamo convocati e chiesto di firmare l’accettazione della proposta con il privato e non hanno voluto. La casa Ater l’avranno quando ne avranno il diritto, non si possono scavalcare le graduatorie”.
La famiglia, però, racconta un’altra storia. “Noi dell’alloggio messo a disposizione non sappiamo niente. E come possiamo accettare una proposta che non sappiamo da quando e per quanto dura?” si chiede Stefania, che aggiunge: “Siamo andati in Comune e non sapevano niente di questo appartamento. Nessuno ci chiama. Non ci è stato chiesto di firmare per la nuova casa, ma solo per dare i 500 euro al locatore dell’immobile da cui siamo sfrattati”. Quanto alla mancata domanda di accesso in graduatoria, Stefania ribatte che “appena ho avuto la prima lettera di sfratto ho fatto subito, immediatamente, domanda di casa Ater. Era l’11 novembre di un anno fa e risultavo 43esima in graduatoria. Davvero non capisco perché mi debba dare la casa un privato visto che son due anni che ho chiesto un alloggio Ater. Non so a chi sono assegnati questi alloggi, ma chi ha più emergenza di me? Diamo una dignità a questi bambini…”. Posizioni e versioni incompatibili. Non resta che aspettare eventuali sviluppi.

E’ scritto nero su bianco, il sindaco Henri Tommasi non ci sta alla doppia versione dei fatti e recupera la deliberazione della Giunta comunale del 7 novembre scorso, approvata da tutti i 4 assessori presenti, per fare chiarezza.
Nel documento si prende atto del previsto sfratto esecutivo a carico del nucleo familiare in questione, si conferma che la famiglia è in carico ai Servizi sociali “data la condizione” di difficoltà economica e la presenza di minori, si conferma l’opportunità di trovare una soluzione abitativa nell’ambito urbano e si valuta un appartamento messo a disposizione da un privato. Considerato che l’alloggio ha le caratteristiche idonee ad ospitare la famiglia, ma presenta delle infiltrazioni sulla copertura, e che è inserito in uno stabile con 4 alloggi di proprietà privata e 8 di proprietà comunale, la Giunta comunale ritiene di intervenire nella ristrutturazione del tetto e ne assicura la copertura finanziaria, impegnandosi per la quota di competenza al ripristino abitativo dei solai e del tetto.
Delibera dunque di “destinare l’alloggio al nucleo familiare per un congruo tempo”.