venerdì, 29 Marzo 2024
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Piove di Sacco: ospedale di comunità, no a ripensamenti

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ospedale-di-comunita“Siamo preoccupati e speriamo che la proposta sia ritirata e stralciata. Lo scenario è sconcertante e si rischia di gettare al vento tanto lavoro”. Antonietta Ranzato, presidente del Croup ‘Umberto I’, non nasconde tutte le sue perplessità circa la recente delibera 1.632 della Giunta regionale con la quale la Ragione ha deciso di bloccare la nascita degli ospedali di comunità.
Un provvedimento che, nello specifico, stabilisce il divieto assoluto per tutti i direttori generali di autorizzare l’attivazione degli ospedali di comunità, degli urt e degli hospice.

“Un vero paradosso – spiega la Ranzato – visto che il nostro progetto è stato autorizzato appena lo scorso ottobre”.

Un dietrofront che potrebbe avere degli effetti non di poco conto da queste parti. Nei mesi scorsi il centro residenziale per anziani ‘Umberto I’ è stato infatti scelto dall’Usl 16 di Padova per ospitare il nuovo ospedale di comunità: venti i posti letto per ricoveri ‘intermedi’, da realizzarsi nella “Casa Soggiorno” di via San Rocco. Un progetto con il quale il Craup intendeva confermarsi sempre più punto di riferimento nella Saccisica nell’ambito della rete di assistenza socio-sanitaria territoriale. Ora tutto rischia di rimanere sulla carta. Poco conta che i lavori siano già iniziati. Alla casa di riposo l’ammodernamento sta costando quasi 4 milioni di euro. Un progetto complessivo di ristrutturazione, realizzato in tre stralci, che terminerà alla fine del 2017.
I venti posti per l’ospedale di comunità rappresentano infatti solo una quota parte dei centoventi aggiuntivi per i quali l’intero complesso è stato realizzato. Dovrebbe trovare collocazione, con le sue 14 stanze, al primo piano della struttura, nelle ali sud e ovest, nei nuovi locali di recente apertura, inaugurati giusto un anno fa alla presenza del vescovo Claudio Cipolla.
Ma cos’è un ospedale di comunità? In pratica è sezione di ricovero intermedio rivolto a pazienti, non solo anziani, per i quali non è appropriata l’assistenza domiciliare, né l’ospedalizzazione. In particolare è destinato alle persone che debbano recuperare funzionalità e abilità perse, adattarsi all’uso di protesi o ausili, o che necessitano di terapie palliative. Un supporto insomma, fino a tre mesi, ai pazienti e ai loro familiari.
Alla luce della nuova organizzazione sanitaria, dove le degenze sono brevi, sembrava segnata la strada di avere sempre più strutture intermedie assistenziali adeguate. Non passa giorno che lo stesso Craup non riceva richieste da parte di familiari di persone che vengono dimesse e non hanno una struttura cui rivolgersi.

“E’ necessario – continua Antonietta Ranzato – un tavolo di riflessione. Tutti dobbiamo fare i conti con i bilanci ma quella che manca in verità è una vera e propria politica della domiciliarità. In ogni caso i costi della degenza ospedaliera sono molto più alti di quelli nell’ospedale di comunità. L’intero settore delle Ipab d’altro canto aspetta una legge di riforma da sedici anni. Una legge organica che possa dare risposte. Questa decisione non ha senso perché non è coerente con il percorso intrapreso negli anni scorsi dalla Regione e sul quale abbiamo programmato il nostro futuro”.

 

Alessandro Cesarato