giovedì, 28 Marzo 2024
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Medici di guardia, ancora proteste a Rovigo

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ospedale-rovigo-1A distanza di un anno, le cose non sono cambiate, anzi, sembrano addirittura peggiorate. A sottolinearlo, Davide Benazzo, della Cgil di Rovigo, ancora oggi coi piedi puntati per le condizioni inaccettabili in cui i medici di guardia sono costretti a lavorare. Dal 1 dicembre 2015 infatti, dalla dirigenza dell’Ulss 18 è arrivata la decisione di una riorganizzazione aziendale, a seguito dell’entrata in vigore dei “turni europei”, in base alla quale nessuno deve lavorare più di tredici ore di fila, con diritto ad uno stacco di almeno 11 ore tra un turno e l’altro e a 24 ore consecutive a settimana di riposo. Da qui la decisione di dimezzare il numero di medici di guardia, passando da due a uno. Ciò significa che per nove reparti, circa 150 posti letto, tra geriatria, malattie metaboliche, lungodegenza, gastroenterologia, nefrologia, malattie infettive, oncologia e pneumologia, è previsto un solo medico.

“In tutto il Veneto, Rovigo si colloca fra gli ultimi posti a livello di organizzazione – evidenzia Benazzo – e questo è inaccettabile. Abbiamo chiesto e ottenuto un nuovo incontro con la dirigenza sanitaria che però, nonostante l’apparente apertura, non ha fatto che portare dati a favore della propria tesi. Non avevano alcuna intenzione di ascoltarci e di rispondere alle nostre domande, che poi sono le domande dei loro dipendenti, le persone che ogni giorno lavorano per salvare la vita degli altri”.

“Sono costretti in un ambiente dove non si sentono sicuri di lavorare – continua -, sempre più preoccupati dalla possibilità di vedersi presentata una denuncia dagli stessi pazienti, per negligenza sul lavoro. Quando è chiaro che stanno dando il massimo e anche qualcosa in più. Creare un ambiente dove loro possano lavorare in sicurezza e tranquillità è loro compito. Alle nostre continue richieste di ritornare alla riorganizzazione precedente hanno risposto appellandosi alla reperibilità, non usata finora dai medici. Ma questa non è la soluzione al problema. La nuova proposta di legge regionale – prosegue -, che prevedrebbe l’inserimento di un medico ogni 100 pazienti, a dispetto dei 150, 160 a cui l’ospedale di Rovigo è arrivato, potrebbe venire a nostro beneficio, ma sarebbe davvero triste che la dirigenza facesse un passo indietro solo perché costretta da una legge e non per una presa di coscienza propria. In questo momento sta dimostrando di non esserci e noi – esprimendo la volontà di tutti i sindacati – non escludiamo la possibilità esattamente come un anno fa, di riprendere in mano l’arma dello sciopero”.

Serena Di Santo