venerdì, 29 Marzo 2024
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Pfas, Il nemico pericoloso nascosto nell’acqua veneta

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Una grande manifestazione di piazza ad inizio ottobre a Lonigo ha visto sfilare intere famiglie venete con bimbi grandi e piccoli che hanno raccontato l’orrore per la vicenda Pfas e il pericolo per la salute di tutti sottovalutato e taciuto per troppo tempo. Si chiedono interventi sanitari adeguati ma soprattutto acqua pulita. Gli organizzatori parlano di oltre 10 mila manifestanti provenienti dalle zone più colpite dalla contaminazione che interessa le province di Verona, Vicenza e Padova.

Forte anche la presenza istituzionale, con i sindaci di tutti i comuni. La deputata veronese del PD Alessia Rotta, ha ricordato gli impegni del governo per far fronte all’emergenza. “Abbiamo ottenuto tre risultati importanti – ha detto Rotta – 80 milioni dall’ultima legge di stabilità per nuovi pozzi di approvvigionamento idrico, che vanno ad aggiungersi al fondo stanziato per il risanamento del Fratta Gorzone, pari a 23 milioni. La legge sugli ecoreati, grazie alla quale è possibile inchiodare alle proprie responsabilità la Miteni, l’azienda responsabile dell’inquinamento, e l’istituzione del tavolo interministeriale con Ispra e Iss, il cui lavoro ha permesso di individuare e studiare gli inquinanti Pfas. Oggi siamo qui insieme ai cittadini e ai sindaci per chiedere che si proceda con le bonifiche per garantire a queste famiglie acqua pulita per i loro figli”.

La Giunta regionale del Veneto, intanto, ha deliberato i nuovi limiti (i più restrittivi d’Europa) per la presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nelle acque potabili, stanziando contemporaneamente un milione 200 mila euro, destinandoli agli Enti acquedottistici per il potenziamento dei filtri nei rispettivi impianti. Per la Regione, ferma restando la Le famiglie chiedono acqua pulita e indagini approfondite sulla salute, la Regione, intanto, fissa limiti molto bassi e pensa ai filtri Pfas, Il nemico pericoloso nascosto nell’acqua veneta Ospedale amico dei bambini L’Angelo di Mestre è il primo Ospedale capoluogo (Hub) del Veneto a ottenere il riconoscimento di “Ospedale Amico dei Bambini”, rilasciato dall’Unicef al termine di un rigido protocollo di verifica delle caratteristiche operative nel settore materno infantile. “Questo progetto che Unicef promuove in tutto il mondo – ha detto l’Assessore regionale alla Sanità – è uno strumento di eccellenza per la promozione dell’allattamento al seno, ma anche per la riorganizzazione dell’assistenza attorno alle mamme, i bambini e i loro papà; per questo la Regione Veneto ha deciso di assumere questo efficace strumento che Unicef mette a disposizione, e di implementarlo su tutto il territorio regionale attraverso il Programma ‘Ospedali e Comunità Amici dei Bambini OMS/Unicef’. Oggi, mentre vediamo un grande Ospedale veneto riconosciuto nel suo impegno su questo fronte, riconfermiamo il nostro impegno esteso su tutto il Veneto, negli Ospedali e nelle strutture sul territorio”. Nello specifico, l’impegno si concretizza nel far crescere l’Iniziativa “Insieme per l’Allattamento: Ospedali e Comunità Amici dei Bambini” con particolare attenzione a proteggere le famiglie dal marketing dei sostituti del latte materno e degli alimenti per la primissima infanzia attraverso un più efficace rispetto del Codice Internazionale che regolamenta tale tema; mantenendo monitorati i dati sulle azioni di salute promosse nel Programma Genitori Più; sostenendo, attraverso campagne informative a livello regionale, la diffusione delle corrette e aggiornate informazioni sulle malattie infettive al fine di mantenere alta la percezione del rischio e l’importanza delle pratiche di prevenzione vaccinale, per il sostegno delle coperture vaccinali. La resistenza antimicrobica minaccia la prevenzione e il trattamento di una serie sempre crescente di infezioni causate da batteri, parassiti, virus e funghi. Si tratta di un pericolo sempre più grave per la salute pubblica globale e richiede, secondo l’Oms, azioni in tutti i settori governativi e della società. Per l’Oms, senza antibiotici efficaci, il successo di gran parte della chirurgia e della chemioterapia del cancro sarebbe compromesso. Il costo dell’assistenza sanitaria per i pazienti con infezioni resistenti è superiore a quello per la cura dei pazienti con infezioni non resistenti a causa della durata della malattia, test addizionali e uso di farmaci più costosi. Globalmente, ad esempio, ogni anno 480.000 persone sviluppano una tubercolosi resistente a molteplici farmaci e la resistenza ai farmaci sta cominciando a complicare anche la lotta contro l’HIV e la malaria. Nuovi meccanismi di resistenza emergono e si diffondono a livello mondiale, minacciando la capacità di trattare le comuni malattie infettive, con conseguente malattia prolungata, disabilità e morte. Senza antimicrobici efficaci per la prevenzione e il trattamento delle infezioni, le procedure mediche come il trapianto di organi, la chemioterapia del cancro, la gestione del diabete e la chirurgia maggiore (ad esempio, parti cesarei o sostituzioni dell’anca) presentano un rischio molto elevato. La resistenza antimicrobica avviene naturalmente nel tempo, di solito attraverso i cambiamenti genetici. Tuttavia, l’uso improprio e l’uso eccessivo di antimicrobici sta accelerando questo processo. In molti luoghi, gli antibiotici sono abusati in persone e animali e spesso prescritti senza una supervisione professionale. Esempi di abuso sono quando vengono presi da persone con infezioni virali come raffreddori e influenza, e quando vengono somministrati come promotori di crescita negli animali. I microbi resistenti agli antimicrobici si trovano nelle persone, negli animali, nel cibo e nell’ambiente (in acqua, suolo e aria). Inoltre, il cattivo controllo delle infezioni, le condizioni sanitarie inadeguate e la manipolazione del cibo inappropriata incoraggiano la diffusione della resistenza antimicrobica. Resistenza agli antibiotici, un problema sempre più preoccupante L’iniziativa “Insieme per l’allattamento” ha come cuore pulsante l’attenzione ale mamme e ai bambini competenza statale per la fissazione di valori per parametri aggiuntivi di cui all’allegato I del Decreto . Legislativo. n. 31/2001, i valori provvisori di performance (obiettivo) delle sostanze perfluoroalchiliche per l’acqua destinata al consumo umano, nell’ambito territoriale regionale, fino a diverse e nuove indicazioni da parte delle autorità nazionali e sovranazionali competenti, sono determinati in pari o inferiori a 90 nanogrammi per litro per “PFOA + PFOS”, di cui il PFOS non deve essere superiore a 30 nanogrammi per litro ed i valori della somma degli “altri PFAS” deve essere uguale o inferiore a 300 nanogrammi per litro. Dalla primavera scorsa la Regione ha avviato un maxi screening che durerà dieci anni su circa 80mila persone fra i 14 e i 65 anni nei 21 Comuni dell’area rossa. I primi risultati hanno lasciato tutti a bocca aperta: alcuni giovani avevano valori relativi alle sostanze inquinanti che superavano di 20 volte i limiti di sicurezza. Purtroppo non si sa bene quali siano le conseguenze di tutto questo. Si sa però che le indagini della Regione hanno evidenziato che fino al 2013 nell’area di maggior contaminazione c’è stata per le donne incinte un aumento della frequenza di diabete gravidico e di gestosi. E sono aumentati i bimbi nati più piccoli. Con i filtri le cose sono migliorate. Ma secondo l’Isde, società internazionale di medici per l’ambiente presieduta nel Vicentino dal medico Vincenzo Cordiano, in queste zone si rileva una maggiore incidenza di patologie legate al sistema endocrino.

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