venerdì, 29 Marzo 2024
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Formaggi Made in Japan? Coldiretti Padova non ci sta

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“Non bastavano i formaggi ‘tarocchi’ dal Canada e Usa, ora arriveranno anche le imitazioni dall’Estremo Oriente e dall’America Latina”. Questi timori di Coldiretti Padova, preoccupata per quella che definisce “agropirateria internazionale”, possibile conseguenza degli accordi di libero scambio dell’Unione Europea con il Canada, con il Giappone, con i paesi sudamericani del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). Un business che, secondo l’organizzazione, frutterebbe “oltre 60 miliardi di euro con i tarocchi del prodotti alimentari made in Italy”.

Tutto parte dal Ceta, l’accordo di libero scambio fra Ue e Canada – spiega Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Padova – già entrato in vigore a livello europeo il 21 settembre 2017, anche se in via provvisoria. Il nuovo Parlamento italiano che uscirà dalle elezioni ha la possibilità di non ratificarlo e ci auguriamo che accolga il nostro appello. Il Ceta infatti è un precedente subito recepito nell’accordo definitivo tra l’Ue e Giappone che autorizza per i prossimi anni la produzione e vendita di asiago, fontina e gorgonzola ‘made in Japan’ ma anche di copie locali con i nomi ‘grana’, ‘padano’, ‘romano’, ‘provolone’, ‘mortadella’ e il preoccupante via libera totale al parmesan”.

“La situazione – prosegue – è ancora più grave nel negoziato in corso con i paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur). Sulle 291 denominazioni italiane dop/igp riconosciute dall’unione europea è stata prevista una lista di appena 57 tipicità da tutelare ma su 30 di queste sono state già presentate opposizioni. È una nuova minaccia per i nostri formaggi di qualità, a Padova prodotti soprattutto nell’Alta, dove è concentrata gran parte degli allevamenti zootecnici da latte. Così, mentre continuiamo a guardare al passato e rivangare la vecchia storia delle quote latte le nostre aziende subiscono un attacco concreto da parte dei mercati internazionali”.

In provincia di Padova le aziende zootecniche da latte sono poco meno di 600, per un fatturato di 87 milioni di euro e una produzione di 2 milioni 150 mila quintali di latte l’anno, un quinto del totale veneto, destinato per lo più alla produzione di formaggi Dop e di latticini. Il Grana Padano la principale produzione del settore lattiero caseario padovano che nell’Alta dà lavoro a centinaia di allevamenti, fra i quali cresce la preoccupazione per questi continui attacchi ai formaggi tipici che dovrebbero essere tutelati dal marchio Dop.

“Ora anche l’industria si sta accorgendo della ‘fregatura’ che da dietro a questi accordi – continua Roncalli – e proprio da Federalimentare arriva la denuncia per la mancanza di trasparenza nell’accordo Ue-Giappone. Se il nome composto, ad esempio ‘Grana Padano’ sarà tutelato, altrettanto non sarà per le denominazioni generiche, tra le quali ‘grana’ che richiamano appunto il nostro Grana Padano. E lo stesso problema si pone anche per l’accordo con il Sudamerica, tanto che ora sono gli stessi industriali a chiedere all’Ue di fare un passo indietro. Quando a ribadire questi concetti erano gli allevatori insieme a Coldiretti, l’industria reagiva stizzita accusandoci di protezionismo.  Un motivo in più per continuare con slancio la nostra mobilitazione ‘no Ceta’: nella nostra provincia sono già 63 i Comuni padovani che hanno sottoscritto la nostra mozione e il numero è destinato a crescere ancora, proprio a difesa delle nostre tipicità”.