venerdì, 29 Marzo 2024
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Il 4 marzo le urne per il nuovo Governo: tutto ancora da giocare

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Superano i quattro milioni i veneti che il 4 marzo prossimo si recheranno alle urne per scegliere a quale coalizione affidarsi per il futuro governo del Paese. Complessivamente, i cittadini italiani aventi diritto al voto sono 51,2 milioni di cui circa 24,8 milioni maschi e 26,4 milioni femmine. Sul totale degli aventi diritto al voto, gli elettori residenti all’estero si aggirano intorno ai 4,2 milioni. 500mila sono, invece, i giovani che parteciperanno al voto per la prima volta. A queste persone si rivolgono di giorno in giorno i leader politici in campo, che rimbalzano di ora in ora da un canale all’altro della tv lanciando proposte sempre nuove e appetitose ad un pubblico che, dicono i sondaggi di metà febbraio, è sempre più indeciso sul da farsi. Un elettore su tre, a 15 giorni dal voto, non sa ancora cosa votare. L’atro dato certo che emerge dagli ultimi sondaggi pubblicati è che nessuno degli schieramenti in campo, se le cose non cambiano, potrà formare un governo da solo.

Se questo fosse davvero l’esito delle urne vedremmo un Parlamento bloccato e poche possibilità di costruire un’ampia coalizione o un Governo di unità nazionale. Certo i sondaggi, come ci hanno insegnato le passate tornate elettorali, non vanno presi per oro colato, hanno margini più o meno larghi di errore anche se restano un buon modo per tastare il polso alla Nazione. I cittadini però, oltre ad essere stanchi, sono confusi. Le promesse elettorali sono tante e varie, ma non va dimenticato che ognuna porta con se’ dei costi importanti per l’intero Paese. E il Paese siamo noi cittadini che dovremo pagare le tasse per sostenere le scelte di chi andremo ad eleggere, esattamente come stiamo pagando oggi le pensioni dei beby-pensionati degli anni ’70.

E restando in tema possiamo tranquillamente dire che tutti vorremmo l’abolizione della riforma pensionistica Monti-Fornero, ma se questo si traducesse, come dicono le stime, in un ammanco sui conti pubblici a regime (nel 2025) di circa 80 miliardi, è facile immaginare che tutti quei soldi mancanti si tradurrebbero in nuove tasse per tutti. Tenunto conto però che il 22,6% della popolazione ha un’età superiore ai 65 anni, viene facile pensare che tutte le proposte che riguardano l’argomento pensione siano appetibili di per sé e che a questa fascia di elettori poco importi come il loro benessere immediato inciderà sui bilanci futuri della Nazione. Potrebbe ragionarci sopra, però, tutto il resto degli aventi diritto al voto oggi e nel prossimo futuro, cioè il 64% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni.

Valutare costi e benefici di una scelta politica o di un’altra non è facile. Non si tratta solo di tagliare le tasse e di causare così eventuali ammanchi di bilancio grandi o piccoli. Si tratta anche di verificare chi beneficerebbe di quelle scelte: tutti o solo pochi? Chi ne ha davvero bisogno o i soliti privilegiati? Quale proposta convincerà, ad esempio, i quasi cinque milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà? Un numero di persone che è raddoppiato negli ultimi dieci anni invece di assottigliarsi e che non accenna a diminuire. Gli piacerà di più l’idea di non pagare più il canone rai? Quella di non pagare più le tasse universitarie o quella di non versare più il bollo della prima auto? Ma questi poverissimi italiani ce l’avranno un’auto o un figlio che vuole andare all’università? Ce l’hanno una casa con una tv? Non è facile scegliere chi votare, è bene documentarsi al meglio, consapevoli che in politica si deve essere saggi e scegliere per il bene comune possibile.

Germana Urbani

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