venerdì, 29 Marzo 2024
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Gli impianti dentali e le possibili patologie

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Un impianto è composto da una particolare vite realizzata in titanio che, tramite chirurgia, viene inserita nell’osso sostituendo la radice del dente mancante. Prima di procedere all’inserimento dell’impianto è fondamentale che il paziente si sottoponga ad una tac dentale al fine di verificare lo spazio disponibile dell’osso (altezza-lunghezza) ed identificare le strutture sensibili (nervo alveolare inferiore e seno mascellare). In commercio esistono circa 450 tipi di impianti che si differenziano tra di loro per qualità e prezzo.

FATTORI CHE INCIDONO SULLA DURATA DELL’IMPIANTO:

La scelta del tipo di impianto incide senz’altro sulla durata e sulla stabilità, nel tempo, dello stesso. Tuttavia, molti altri fattori influiscono negativamente sulla durata dell’impianto, così ad esempio: il fumo, il diabete, la scarsa igiene, la poca gengiva attorno all’impianto, i denti malfatti che coprono l’impianto e la mancanza di guide occlusali.

PATOLOGIE DERIVANTI DALL’UTILIZZO DI QUESTA TECNICA: MUCOSITE PERIMPLANTARE E PERIMPLANTITE:

Un recente studio di medicina ha accertato che, a distanza di tempo, nel 50% dei siti dell’80% dei pazienti che ricorrono a questo tipo di tecnica chirurgica, si riscontra la mucosite perimplantare (patologia meno grave) che si manifesta con segni e sintomi quali arrossamento e gonfiore, sanguinamento. Non si è, invece, accertato una perdita ossea. Lo stesso studio ha riscontrato che dopo circa 5-10 anni dalla collocazione dell’impianto, il 20% dei pazienti è colpito da perimplantite (patologia più grave) che si manifesta con segni e sintomi quali arrossamento, gonfiore, sanguinamento, difetti ossei che portano alla perdita progressiva dell’osso.

RIMEDI:

Il paziente che riscontra una delle patologie sopra rappresentate deve recarsi, senza indugio, dal suo dentista di fiducia, il quale, dopo aver identificato il tipo di problema e la gravità dello stesso, interverrà ricorrendo alla tecnica più opportuna quale ad esempio: più sedute di igiene orale al fine della rimozione della placca formatasi; laser terapia; curette, getto polvere abrasiva; antibiotici locali e sistemici. Va, comunque, precisato che nessun trattamento di decontaminazione superficiale si è dimostrato migliore rispetto ad un altro e se la perdita ossea supera i 2/3 della lunghezza dell’impianto, quest’ultimo viene rimosso.

CONSIGLI:

Per evitare o ritardare il manifestarsi delle patologie sopra descritte, al paziente al quale sono stati collocati degli impianti dentali, si consiglia di sottoporsi regolarmente (almeno una volta ogni 3-4 mesi) a sedute di igiene orale e a radiografie (almeno 1 volta l’anno).

 

Dott. Alessandro Rampin
Medico Chirurgo – Odontoiatra
Piazza Donatori, 5
– Cavarzere (VE) – tel. 0426 51445

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