martedì, 16 Aprile 2024
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Salento nascosto, buen retiro da Oscar

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Appartato, bello in tutte le stagioni e ricco di fiere popolari dall’anima ancestrale: questo estremo lembo di Puglia è stato scelto come dimora da molti personaggi famosi. Rapiti dai suoi borghi, dalle sue tradizioni e dai suoi ritmi sospesi nel tempo

Stagione che vai, Salento che trovi… Magari con qualche presenza inatte- sa. Bello questo ultimo lembo di Puglia anche quando l’inverno si stem- pera sui toni e i colori della primavera. Quando i primi fiori di mandorlo – poco dopo la festa di San Biagio – risvegliano la campagna. E più si va all’interno, lontano dai centri celebrati dal turismo, più si ritrova l’anima ancestrale di questa terra estrema: il “tacco” d’Italia.

Una terra che ha mantenuto vive le proprie tradizioni con una sacralità spontanea, che parte dal profondo. Riti e ritmi d’altri tempi. Che appartengono alle genti di questo territorio per eredità genetica. Il turismo sta scoprendo solo adesso il Salento minore e i suoi valori identitari. Prima – e questa è la vera sorpresa – ne erano stati rapiti anche alcuni importanti personaggi del mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura. Stranieri soprattutto, stregati dall’autenticità ruvida e selvaggia, eppure armoniosa, di questo angolo della provincia leccese. Helen Mirren e Taylor Hackford ad esempio: i due premi Oscar – coppia collaudatissima, insieme dal 1986 – vivono a Tiggiano dove hanno ristrutturato una masseria cinquecentesca e dove lei si diverte a fare la contadina.

In sanelli, la coppia è socia – con Francesco Win- speare, barone e storico produttore di vino con le Cantine di Castel di Salve – di Farmacia centro a Tricase, nella suggestiva piazza PiBalboa, oggi wine e cocktail bar dallo spirito anticonformista. A Tiggiano risiede anche Fabio Calenda (il padre del ministro Carlo) che scelse questa terra con l’ex moglie Cristina Comencini. Sembra una favola quella di Nick Gray e Maggie Armstrong, artisti e ambientalisti convinti. Hanno ereditato da Patiente Gray e Norman Mommens la bella Masseria Spigolizzi, che oggi è un atelier artistico fuori dagli schemi e crocevia di battaglie per proteggere il delicato ecosistema della zona. A Diso ha trascorso gli ultimi anni della sua vita il regista Giuseppe Bertolucci e tuttora, nella frazione di Marittima, vi risiede Serena Dandini.

A Depressa di Salve ha trovato tranquillità – fra una missione internazionale e l’altra – il diplomatico italo-svedese Sta an de Mistura, impegnato con agenzie Onu in tanti scenari di guerra. Nella frazione hanno sede le citate Cantine Castel di Salve dove l’enologo, peraltro, è il padovano Andrea Boaretti, che sui Colli Euganei fi rma i vini del conte Giordano Emo Capodilista, a sua volta assiduo frequentatore di Tricase Porto per motivi “familiari”. Ma ci sono anche personaggi meno famosi che testimoniano come questa terra abbia un potenziale turistico inespresso. Fabiana Renzo con il suo agriturismo e fattoria didattica “le Muse”, ai confi ni tra Salve e Morciano, ha ridato vita con tante attività – fra cui una ristorazione che guarda alle origini – un antico palmento. Vincenzo Cazzato, il “professore”, ordinario di storia della architetture e proprietario della Masseria di Santa Lasi e della relativa Festa in Agro di Salve, dopo tanti anni di sacrifi ci e con smisurata passione ha allestito una sorta di museo della civiltà contadina e delle architetture della zona

. Espressione forte dell’anima di questa terra sono le fi ere. Fiere popolari, come quelle dedicate a Sant’Ippazio, alla Candelora e a San Biagio. Sono le fi ere che da secoli mantengono vivo un senso compiuto di appartenenza. Queste feste secondo un antico adagio leccese sono considerate dalle genti del posto una continuità con l’Epifania, prima di tornare al lavoro dei campi. Le fiere un tempo erano considerate una sorta di capodanno contadino. Oltre a costituire un mercato per il commercio del bestiame e delle attrezzature agricole, avevano come fi lo conduttore la vendita di prodotti della terra, soprattutto la “daucus sativa giallo-viola” di Tiggiano, una sorta di grande e gustosa carota che matura tra gennaio e febbraio. Questa “pestanaca” (dal greco “πίστη”, pistis, che vuol dire fede) è un elemento molto legato alle festività religiose del luogo, come atto di fede e come souvenir ante litteram. Le fiere sono l’occasione per vedere da vicino oggetti di artigianato tradizionale in via di estinzione.

Come la produzione di fi scoli in fi bra naturale (di cocco soprattutto) realizzati ancora oggi a mano da Adolfo Cazzato nella sua bottega di Specchia, bottega con alle spalle tre generazioni. I fi scoli sono i fi ltri utilizzati nei frantoi per estrarre l’olio dalle olive. Altro vanto di questa zona sono le luminarie, quelle straordinarie architetture di luci che abbelliscono i paesi durante le feste popolari e le sagre, regalando atmosfere oniriche, quasi felliniane. A Taurisano Torquato Parisi e il fratello Rocco ne producono persino per le città americane. Luminarie che sono opere d’arte.

Questo angolo di Salento, così ricco di cittadine preziose (meritano una visita oltre a Salve e a Tricase, anche Galatina, Specchia, Nardò, Ugento, senza contare la stessa Lecce “capitale” del barocco) è la sintesi di tante civiltà, a partire da quella “madre” dei Messapi. Terra ospitale, come dimostra la sopravvivenza di comunità grecofone antiche, e terra dal mare che rapisce e conquista con le sue coste mozzafiato e le sue torri di guardia normanne e aragonesi, costruite a difesa degli attacchi saraceni. Terra dove il turismo si sta a acciando in forme rispettose dell’ambiente e dei valori che hanno sempre contraddistinto le genti del posto. Turismo che diventa anche tentazione enogastronomica, perché il cibo qui è ancora valore identitario forte, espressione di qualità e accoglienza. Valore da assaporare senza fretta, per essere condiviso fi no in fondo. Per assaporare l’anima del Salento più vero.

Renato Malaman

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