Al momento il suo mantenimento è congelato per una deroga ministeriale, in attesa di future scelte che potrebbero indebolire il servizio sanitario anche per altri reparti
C ’è chi esulta e chi invece rimarca una situazione di emergenza. Il punto focale è sempre l’ospedale di Adria, in particolar modo l’affare punto nascite. Almeno per il momento il reparto sembra resistere. Sono state infatti approvate dalla giunta regionale le schede ospedaliere del Veneto. Lì è racchiusa tutta la programmazione pluriennale fino al 2023. Il caso era esploso a seguito della possibile chiusura del servizio.
La conseguenza della possibile scelta, sarebbe stata quella di avere solo Rovigo come punto autorizzato per far nascere bambini in Polesine. Al momento la situazione è congelata poiché nelle schede inviate dalla Regione, su quella dell’Ulss5 Polesana viene specificato che “per l’ospedale di Adria è prevista la richiesta di deroga per il punto nascita” afferma il direttore dell’Ulss5 Polesana, Antonio Compostella. Le prossime mosse ora spettano alla Regione Veneto che dovrà far valere le proprie ragioni, e quelle di migliaia di future mamme, di fronte al Ministero della Sanità, tenendo al momento aperto il punto nascite adriese anche con meno di 500 parti annui. Sulla questione è intervenuto l’assessore Cristiano Corazzari: “È un lavoro fatto insieme al presidente Luca Zaia. Ci tengo a ringraziare sia lui che l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin per la sensibilità che è stata dimostrata visto che non ci saranno ripercussioni sull’ospedale di Rovigo che anzi è stato reso più efficiente”.
Proprio Lanzarin, con l’approvazione del PSS 2019-2023, tiene a comunicare che “si confermano i 68 ospedali e la loro strutturazione in rete Hub & Spoke, senza nessun taglio come promesso. Si rafforza l’integrazione tra sanitario e sociale e il collegamento tra ospedale e territorio attraverso le strutture di ricovero intermedie. Si potenziano e diffondono ulteriormente le alte specializzazioni. Si mantengono tutti i punti nascita della rete potenziando in generale tutto il settore materno infantile e molto altro ancora”. A mostrare i propri timori invece è stato il sindaco Omar Barbierato: “Le schede ospedaliere adottate dalla giunta Regionale, cosí come sono, rappresentano un declassamento per l’ospedale e per la sanità Polesana, perché vanno contro il piano socio sanitario regionale che prevedeva l’ospedale di Adria come spoke, e contro le richieste del territorio fatte pervenire da questa amministrazione all’assessore Lanzarin. Ora abbiamo pochi giorni per organizzarci e portare le nostre istanze in V Commissione – continua il primo cittadino -. Faccio un accorato appello a tutte le forze politiche dentro e fuori consiglio per il bene comune, senza distinguo e senza attacchi strumentali”.
Sulla stessa scia il consigliere regionale Graziano Azzalin: “Siamo a un punto delicato della programmazione socio-sanitaria. Il nostro gruppo regionale presenterà degli emendamenti affinché Adria non sia penalizzata e non ci siano ulteriori ricadute sul servizio sanitario del territorio. Nelle schede si legge un indebolimento della sanità pubblica in Veneto: a oggi c’è una grande emergenza, mancano 1.300 medici, ci vogliono maggiori risorse per trattenere i medici specialisti”. E aggiunge: “Per Adria i problemi sono numerosi e alcuni punti irrinunciabili. Da modificare la riduzione di 20 posti letto, azione per noi immotivata dopo che il direttore generale Compostella ha dichiarato che la regione sta investendo per ristrutturare il nosocomio adriese”.
Gaia Ferrarese