La Polizia di Stato arresta un adescatore al termine di una brillante e rapida indagine.
La Squadra Mobile della Questura di Padova, unitamente agli operatori del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia impegnati con l’aliquota della Sezione di Padova, nel pomeriggio di giovedì 21 marzo, ha tratto in arresto in flagranza di reato un cittadino pakistano poco meno che ventenne, reo di avere adescato una adolescente padovana sul noto portale Instagram.
L’articolata attività di indagine è partita da una segnalazione che la ragazza, quindicenne italiana, ha effettuato attraverso l’app della Polizia di Stato YOUPOL , direttamente collegata con la Centrale Operativa della Questura di Padova.
La ragazzina, stremata dalla situazione vissuta, ha descritto nelle poche righe di testo del messaggio il proprio disagio derivante da continue e pressanti richieste da parte del maggiorenne di avere con lei degli incontri intimi, sotto la minaccia che in caso di rifiuto avrebbe divulgato delle foto della minore carpitele con l’inganno.
Gli investigatori dopo aver accolto formalmente la richiesta di aiuto della vittima, alla presenza del padre, si prodigavano giungendo all’individuazione dell’adescatore con la collaborazione della ragazza che ha continuato a fingersi interessata per programmare l’incontro. A questo punto gli operatori della Squadra Mobile e della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Padova hanno organizzato in brevissimo tempo un servizio di appostamento. L’uomo, giunto all’abitazione della ragazzina, ha trovato ad aspettarlo, dietro la porta di casa, il personale della Polizia di Stato che lo ha bloccato prima che commettesse il reato.
Gli accertamenti successivi hanno permesso di confermare i fatti denunciati dalla minore, trovando sul cellulare del pakistano le chat estorsive e delle immagini pedopornografiche. L’arrestato è stato quindi associato alla Casa Circondariale Due Palazzi di Padova. La Polizia Postale consiglia al fine di prevenire situazioni di pericolo analoghe a quelle vissute dall’adolescente padovana di settare i propri profili social come privati e di non inviare mai foto compromettenti che potrebbero costituire motivo di successivo ricatto o ingenerare situazioni di stalking.