Walter Polato, 55 anni, insegnante e allenatore, è uno dei pilastri del Redentore Volley, realtà che fa parte della Polisportiva Redentore di Este. “Ho iniziato a praticare la pallavolo nel 1976 nella gloriosa U.S. Monselice Pallavolo e ho indossato questa maglia per un decennio, fino a quando purtroppo la società ha chiuso i battenti. Ho militato poi nel Solesino, sedendomi per poche partite in panchina con la squadra che allora militava in C2, prima che il lavoro e lo studio mi portassero a lasciare il volley. Alcuni mesi dopo mi sono avvicinato al tiro con l’arco, che ho coltivato a lungo. Alla fine, però, l’amore per la pallavolo è tornato a farsi sentire e allora per tre anni mi sono divertito come schiacciatore con la squadra misto-amatoriale del Redentore”. Tanti i momenti vissuti da giocatore e poi da tecnico che sono rimasti impressi nella memoria. “Un particolare ricordo lo riservo a un match di spareggio per l’accesso al campionato di Eccellenza under 16. Era il 22 dicembre 2013 e il giorno prima mia madre era partita per il suo ultimo e più importante viaggio. Giocammo a Piove di Sacco e le atlete del Redentore, tra le quali mia figlia Marta, misero in campo una prestazione incredibile, vincendo la partita. Quando l’arbitro fischiò la fine, tutte e tredici le pallavoliste vennero ad abbracciarmi: io non potei far altro che ricambiare e alzare gli occhi al cielo dedicando alla mia mamma il successo”. Cosa cambia tra il guidare una squadra dalla panchina e lo scendere in campo? “Il compito di un atleta si esaurisce alla fine della partita. Un coach, invece, non si ferma mai: quando termina un allenamento si chiede cosa ha funzionato e cosa no, conclusa una sfida analizza gli errori e gli aspetti positivi per poter eliminare i primi e valorizzare i secondi, si interessa delle vite dei propri giocatori per capire quando e come essere di supporto. Non è sufficiente avere un tesserino, perché fare gli allenatori significa essere educatori, nel senso latino del termine: far emergere cioè le potenzialità fisiche, atletiche e umane delle persone affidateci”. Polato ha le idee chiare: “Ho sempre ritenuto che lo sport debba essere innanzitutto gioia e gioco, ma non va vissuto con superficialità. Io chiedo di dare il massimo in ogni momento: posso perdere, se nell’incontro però ho dimostrato la voglia di lottare davanti a un avversario più forte di me, ho fatto il mio dovere. Tento inoltre di insegnare il rispetto verso tutti, dall’allenatore agli avversari. Mi piace pensare che lo sport sia lealtà, anche se non sempre riscontro in tutti lo stesso atteggiamento”. Oggi Walter guida la Seconda Divisione del Redentore Volley. “Quando si allena una squadra evoluta, si lavora più sulla tattica e un po’ meno sulla tecnica. In un gruppo come il nostro, si deve insistere di più sull’acquisizione degli schemi di gioco. In una squadra del settore giovanile, invece, vanno curati soprattutto i fondamentali, pur senza tralasciare gli schemi motori indispensabili per la pratica di ogni sport”.
Davide Permunian