martedì, 16 Aprile 2024
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Azzardo, rigida stretta o regalo alle lobby?

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La nuova legge regola distanze, orari, sanzioni e alza al massimo l’Irap. Ma non si applicherà alle sale gioco già esistenti per evitare i ricorsi degli esercenti

Una legge di riordino, che fa chiarezza e mette dei paletti, stabilendo distanze minime, orari di apertura, aumento di tassazione e sanzioni, al fine di contrastare la piaga della ludopatia.

Insomma, “il miglior risultato possibile nell’attuale contesto legislativo nazionale, che nessun governo, né presente né passato, ha avuto il coraggio di riformare in un’ottica di dissuasione e di contrasto”. L’assessore regionale alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, accoglie così il testo approvato a inizio settembre dal Consiglio regionale del Veneto con 31 voti favorevoli, 5 contrari e 7 astenuti, che fa sintesi di quattro diverse proposte depositate negli anni con l’obiettivo di porre un freno al dilagare di slot machine, videopoker e “macchinette” varie.

In concreto, la strategia della Regione si articola in una serie di misure restrittive che dovranno essere omogenee su tutto il territorio: in particolare gli esercizi commerciali dovranno essere almeno a 400 metri di distanza dai luoghi sensibili, l’aliquota Irap sarà portata al massimo consentito (0,92 per cento), gli orari saranno fissati dalla Giunta regionale in fasce uguali su tutto il territorio e le sanzioni salgono fino a 6 mila euro per chi non rispetta le regole.

“Agli strumenti di dissuasione e di controllo – conclude l’assessore – continueranno ad affiancarsi quelli di prevenzione e cura: la Regione Veneto, per parte sua, integra con oltre 1,2 milioni di euro di risorse proprie i 4 milioni del fondo sanitario nazionale erogato con i Lea per finanziare l’attività di prevenzione, cura e recupero dei Servizi per le dipendenze”.

Le nuove norme, decisamente restrittive, dovranno però tenere conto dei diritti acquisiti. Si applicheranno insomma ai nuovi locali ma non a quelli che già sono aperti: una scelta forse obbligata, anche per evitare contenziosi, ma che rischia di svuotare di efficacia il provvedimento. Questa perlomeno è la principale critica mossa alla nuova legge, seppur con sfumature diverse. “Il nostro giudizio sulla legge è complessivamente positivo – sottolinea Claudio Sinigaglia, correlatore della legge, spiegando l’astensione del Partito democratico – Ci sono tuttavia due punti critici, su cui il Consiglio regionale avrebbe dovuto mostrare più coraggio: intanto la disciplina dell’esistente, considerando che in Veneto e Trentino Alto Adige ci sono 5.075 tabaccherie ordinarie e 525 speciali, 146 negozi ippica, 428 punti, 506 punti giochi per le scommesse sportive e oltre tremila ricevitorie; e poi la norma finanziaria, visto che la Regione non mette nulla di proprio ma utilizza solo risorse statali”.

Molto più dura nella sua dichiarazione di voto finale Cristina Guarda (CpV), secondo cui “l’impianto originario della legge andava nel senso di tutelare le giovani generazioni rispetto al grave rischio rappresentato dalle ludopatie, ma la proposta normativa è stata svilita per la mancanza di coraggio di incidere sull’esistente e si è persa così una preziosa occasione”.

Anche per i 5 Stelle, che avevano fatto della lotta all’azzardo uno dei loro cavalli di battaglia in Parlamento, “tutte le sale gioco già esistenti godranno di deroghe che renderanno, di fatto, senza alcun limite la loro attività. Inoltre – ha ricordato nel suo intervento Erika Baldin – per tutti i locali in cui vengono installate slot machine la legge voluta dalla maggioranza è troppo permissiva in fatto di orari, prevedendo solo 6 ore di spegnimento. La maggioranza che governa la regione finge di voler contrastare la piaga del gioco d’azzardo, ma in realtà, di fatto, sembra voler garantire i lauti guadagni di chi lo gestisce”.

M.P.

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