Un grido d’allarme sulla sanità padovana è lanciato dalla segretaria della Cgil dell’Ulss 6 Euganea, sul contesto lavorativo di medici e reparti, tra tagli e nuovi protocolli con conseguenze anche per i pazienti
Sos sanità pubblica. Grido d’allarme della Cgil su quanto sta accadendo nel comparto sanità in particolare all’Ulss 6 Euganea. “Stiamo assistendo a un progressivo e inarrestabile assottigliamento del tessuto connettivo di questa nostra sanità – denuncia Raffaella Megna, segretaria della Cgil Funzione pubblica dell’Ulss 6 Euganea -. Se non si fa subito qualcosa la situazione rischia di diventare irreversibile, di portarci allo sbando, con gravi, gravissime conseguenze non solo per i lavoratori, ma per tutti i cittadini. Alcune situazioni particolarmente critiche sono la cartina di tornasole per capire cosa sta accadendo. Un segnale che non possiamo lasciare inascoltato. Si tratta di criticità che evidenziano come si stia rischiando di passare, in brevissimo tempo, da un assottigliamento a una vera e propria lacerazione causata da buchi, lacune, carenze che si verificano in maniera trasversale in tutte le realtà del territorio dell’Ulss 6 Euganea, da Camposampiero e Cittadella fino agli ospedali della Bassa Padovana”.
Per la segretaria Cgil il problema riguarda “la stessa possibilità di continuare, in un futuro, a lavorare in un contesto così problematico. Uno dei maggiori problemi – sottolinea Megna – è quello di gestire persino le relazioni, divenute sempre più critiche se non inesistenti. Si cambiano, ad esempio, procedure senza che tale decisione venga comunicata ai lavoratori che, poi, in pratica dovranno eseguirle”. La Cgil evidenzia una serie di carenze, ormai sotto gli occhi di tutti, che finiscono per penalizzare i pazienti, in particolare i soggetti più deboli che, invece, la sanità pubblica dovrebbe preoccuparsi di sostenere attraverso servizi diffusi.
“Penso a tutto il settore del sociale, in particolare ai servizi socio-sanitari presenti sul territorio – prosegue Megna –. A questo si aggiunge l’emorragia di personale medico: pensiamo al caso di Pediatria a Camposampiero (ora vedremo se pian piano, con l’arrivo del nuovo primario, si riusciranno a ricucire le lacerazioni causate da mesi e mesi di grave carenza), di Radiologia a Cittadella o ancora della cronica mancanza di medici nei reparti di emergenza a partire dai Pronto Soccorso”.
La segretaria Megna interviene poi sui finanziamenti, di recente assegnati dalla Regione, per gli ospedali dell’alta, in particolare per l’Ortopedia di Camposampiero. Un’iniezione di fiducia per il Centro traumatologico ortopedico (Cto) regionale che però, per i sindacati, fatica a decollare.
“Il Cto non è un trauma center, bensì solo un ottimo reparto di ortopedia – sottolinea Megna –. Manca, infatti, il personale, in particolare nei reparti di Chirurgia vascolare e maxilofacciale. Il Cto attualmente svolge prestazioni con pazienti da tutto il Veneto per quanto concerne traumi al bacino e chirurgia della mano. In caso di operazioni più complesse, con pazienti politraumatizzati, non si è ancora in grado di intervenire e ci sono difficoltà nei protocolli per accettare persone che arrivano da fuori provincia. Se mancano i medici non si fanno i miracoli. D’altronde, lo sanno tutti che sono i professionisti a fare la sanità”.
Nicoletta Masetto