martedì, 19 Marzo 2024

La densitometria ossea

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La densitometria ossea è una tecnica diagnostica che permette di valutare la densità minerale delle ossa, risultando particolarmente utile nella diagnosi e nel monitoraggio dell’osteoporosi. Questa malattia dello scheletro si caratterizza per la riduzione del contenuto minerale delle ossa e per il deterioramento della microstruttura che le caratterizza; quindi espone i pazienti a subire fratture anche per traumi di lieve entità. Durante l’infanzia e l’adolescenza prevale la formazione di un nuovo osso: la sua funzione è l’allungamento delle ossa e quindi la crescita, ma anche la deposizione di una adeguata quantità di minerale che viene cosi accumulato come “deposito”.

La massima capacità individuale di accumulare minerale nell’osso viene raggiunta al momento del cosiddetto “picco di massa ossea”. Questo avviene intorno ai 20-25 anni nella donna e intorno ai 25-30 anni nell’uomo. Dopo questa data, se i meccanismi di controllo funzionano bene, l’osso rimane in equilibrio: nella donna sino alla menopausa, nell’uomo sino ai 65-70 anni. Alla menopausa, di solito tra i 45 e i 55 anni, la rapida cessazione della secrezione di estrogeni condiziona una perdita progressiva di minerale dello scheletro femminile, di regola quantizzabile intorno all’1-2% per anno, e dipendente da un prevalere del processo di riassorbimento su quella formazione. Una menopausa precoce, o la menopausa chirurgica (ovariectomia) anticipano il momento in cui la donna inizia a perdere minerale. La riduzione del contenuto minerale osseo legata all’età dell’uomo (ma anche nella donna anziana) sembra essere dipendente soprattutto da un rallentamento della formazione. La caratteristica della sindrome osteoporotica è quella di essere silente, anche nelle forme più avanzate.

La perdita di massa ossea può non dare alcun segno sino al momento della frattura. Anche per questo motivo sono necessarie una attenta prevenzione e l’identificazione dei fattori di rischio. La presenza di uno o più fattori di rischio non è comunque sufficiente per stabilire se un singolo individuo ha in effetti un apparato scheletrico ipo-mineralizzato e più fragile della norma. L’unico mezzo di cui disponiamo per saperlo è misurare direttamente il contenuto minerale di tutto lo scheletro o di alcuni distretti particolarmente esposti alla perdita. L’indagine strumentale adeguata per una diagnosi precoce di osteporosi è la Densitometria Ossea, conosciuta anche come MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) o DEXA. Questa viene eseguita con apparecchiature specialistiche che misurano la quantità di minerale o la densità minerale del segmento osseo in esame (colonna lombare, colonna femorale, sia totale che il collo). Tali strumentazioni utilizzano in genere una piccolissima base di raggi X che serve a stabilire quanti grammi di calcio e altri minerali sono presenti nel segmento osseo che si va ad analizzare: l’emissione di questi raggi è comunque molto bassa (si consideri che la dose assorbita corrisponde a quella che si può assumere con un volo aereo di media durata) e l’esame non provoca nessun fastidio al paziente, se non quello di restare fermo per alcuni minuti.

Nei livelli essenziali di assistenza (LEA) la Densitometria Ossea con metodica DXA viene riconosciuto come esame che permette di quantificare in modo preciso la densità minerale ossea che costituisce il principale indicatore di rischio frattura, sia femminile che maschile. Come per qualunque esame strumentale, deve essere il medico a consigliarlo, sulla base delle informazioni cliniche di cui dispone. In genere l’indicazione ad eseguire una indicazione della massa ossea viene posta nei seguenti casi:

  1. Presenza di fattori di rischio nell’anamnesi personale;
  2. Per motivare la scelta di praticare una terapia sostitutiva estrogena in postmenopausa, se la massa ossea appare comunque ridotta;
  3. In caso di terapie prolungate con farmaci ad azione documentata sul metabolismo osseo (es: glucocorticoidi);
  4. Riscontro casuale di fratture di corpi vertebrali, asintomatiche;
  5. Endocrinopatie (ipertiroidismo, iperparatiroidismo, morbo o sindrome di Cushing);
  6. Menopausa precoce, chirurgica (ovarectomia in età fertile) o chimica (terapia con analoghi dell’Lh-rh) per valutare nel tempo l’efficacia di un trattamento volto ad incrementare la massa;
  7. Celiachia e sindromi da malassorbimento;
  8. Trattamento in corso di blocco ormonale adiuvante per carcinoma mammario o prostatico;
  9. Carenze alimentari;
  10. Sintomi che suggeriscono l’avanzamento dell’osteporosi: diminuzione della statura superiore a 3cm, incurvatura della colonna vertebrale o una frattura che è stata causata da un lieve incidente.

    In presenza di questi casi si consiglia di rivolgersi al proprio medico per valutare l’opportunità di sottoporsi o meno a questo tipo di esame. Non esitare a chiamarci per ulteriori informazioni!Dott.ssa Manuela Bertoli
    Specialista in Medicina Nucleare
    con professionalità in Radiologia
    – P.tta San Francesco 3-4 e 7-8-9
    Conselve (Pd) – tel. 049-5384645
    info@emolabdue.it – www.emolabdue.i
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