venerdì, 29 Marzo 2024
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Una protesi per tornare a stare bene

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Attualmente non esistono sistemi adeguati per ripristinare la superficie articolare ed evitare gli sfregamenti, la sostituzione protesica è quindi ad oggi l’unica soluzione per ripristinare la funzionalità dell’articolazione

Protesi

Sempre più spesso le persone conducono uno stile di vita attivo anche al di là della giovinezza. Al chirurgo ortopedico viene richiesta una soluzione alle limitazioni funzionali date dalla patologia degenerativa, che impedisce di muoversi nella vita di relazione (ballare, camminare) fino a precludere l’autonomia e obbligare all’impiego di ausili o all’assistenza da parte dei familiari.

Tali limitazioni sono particolarmente evidenti quando ad essere colpita dall’usura è l’anca, un’articolazione portante, coinvolta in ogni attività del paziente. I primi sintomi della patologia degenerativa dell’anca (coxartrosi) sono un dolore all’inguine o al fianco che si manifesta al carico, soprattutto all’avvio della marcia. L’evoluzione classica della coxatrosi (artrosi dell’anca) è la scomparsa progressiva della cartilagine fra l’osso della coscia e quello del bacino. Quando la cartilagine non può più fare da ammortizzatore, il movimento dell’articolazione causa degli sfregamenti sempre più dolorosi, che la distruggono progressivamente.

Attualmente non esistono sistemi adeguati per ripristinare la superficie articolare ed evitare gli sfregamenti, la sostituzione protesica è quindi ad oggi l’unica soluzione per ripristinare la funzionalità dell’articolazione. Si propone l’intervento chirurgico quando ci si trova di fronte ad un disturbo doloroso importante, che impedisce progressivamente di camminare e talora sveglia il paziente la notte, senza beneficio dalla terapia antidolorifica. L’intervento non è urgente, possono passare anni dalla diagnosi alla necessità di intervenire. Lo scopo è ristabilire il movimento dell’articolazione. Questo lo si ottiene sostituendo interamente l’anca con un’articolazione artificiale che viene fissata al bacino e al femore con un “press-fit” (protesi non cementata). Successivamente dell’osso neoformato integrerà l’impianto riabitandone la superficie, che è trattata appositamente per questo scopo. Questo intervento è l’unico modo per ristabilire un buon funzionamento dell’articolazione e per eliminare il dolore, permette quindi un netto miglioramento della qualità di vita al prezzo di una rieducazione semplice a domicilio.

Si prendono tutte le precauzioni necessarie per il buon esito dell’operazione, che è nella grande maggioranza dei casi ben tollerata. Le complicanze sono rare. I rischi sono essenzialmente due: un’infezione locale da trattare precocemente con terapia antibiotica o una lussazione della testa della protesi, che può richiedere un secondo intervento. Con la protesi i pazienti possono camminare senza limitazioni (anche ballare o fare trekking in montagna) e svolgere sport in scarico (come bicicletta o nuoto). Gli sport più “traumatici” come la corsa o lo sci non sono proscritti, ma possono diminuire la durata della protesi nel tempo. Si recupera la funzione articolare in 4-6 settimane circa. La durata di una protesi varia da 15 a 25 anni.

Dott. Enrico Visonà
Specialista in Ortopedia
Affidea – Delta Medica
Monselice PD, Via Rialto, 12 – Tel. 0429 783000
www.deltamedica.affidea.it

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