L’attrattività dell’Università di Padova rimane più forte del Covid. Nonostante l’emergenza, nonostante la paura, le preimmatricolazioni per il nuovo anno accademico non calano

Tutt’altro. Ai primi di settembre le richieste di iscrizioni erano già ai livelli di quelle dello scorso anno: 23 mila. Un numero parziale, che consente di ipotizzare che salirà ancora, spazzando via le voci che si sarebbe profilato un autunno in perdita.
La grandezza, il prestigio e gli 800 anni di storia dell’ateneo patavino hanno un peso. Anche in tempo di pandemia. Trentadue dipartimenti, 82 corsi di laurea triennale, 81 di laurea magistrale, 8 corsi di laurea a ciclo unico, 65 master, 65 scuole di specializzazione, 37 corsi di perfezionamento, 4 di alta formazione, 35 scuole di dottorato, due di dottorato internazionale.
Senza dimenticare la Scuola Galileiana, eccellenza alla quale arrivano solo i migliori. Basterebbero i numeri a spiegare le dimensioni e l’importanza dell’Università di Padova. Che all’attualità può unisce un passato fatto di grandezza, iniziato nel 1222 e da quel momento in continua ascesa nei campi della ricerca, della sperimentazione e del progresso. Lì dove furono docenti Galilei, Falloppio, Vesalio e Morgagni oggi salgono in cattedra in 2.200 per insegnare a 64 mila studenti.
Dodicimila laureati l’anno, oltre cinquemila borse di studio. E quasi 2.300 tecnici amministrativi per questa che, sempre guardando ai numeri, è un’impresa che dà e crea lavoro: quello di oggi e, sulla carta, quello di domani. Attrattività e vocazione internazionale sono gli ingredienti principali di un successo tanto longevo e inattaccabile. Un successo fatto di primati – il primo Orto botanico universitario del mondo, la prima donna laureata al mondo (Elena Lucrezia Cornaro) – e di illustri protagonisti (da Bernardi, l’ingegnere del primo motore a scoppio a benzina, al filosofo Bobbio, al poeta Valeri, al matematico Civita il cui lavoro fu alla base della teoria della relatività generale di Einstein, fino a Gallucci, autore del primo trapianto di cuore in Italia). E la storia continua. Sara Salin
La curiosità Ecco cosa studiano i padovani: sul podio Scienze umane e Ingegneria
I l 21 per cento dei padovani iscritti all’Università studia Scienze umane, sociali e del patrimonio culturale. Sul podio, con punto percentuale in meno (20%), c’è Ingegneria, che distanzia Medicina e Chirurgia posizionata al 16 per cento. Via via tutte le altre: Economia e Scienze Politiche al 13 per cento, Scienze al 12 per cento, infine Giurisprudenza, Psicologia e Agraria e Medicina veterinaria rispettivamente all’8 per cento, 5 per cento e 4 per cento. I dati – tratti dallo studio statistico sui giovani padovani tra i 20 e i 39 anni residenti in città, aggiornato al 31 dicembre scorso e condotto dal settore Programmazione Controllo e Statistica del Comune – ci dicono, relativamente all’istruzione, che gli studenti padovani rappresentano l’8 per cento della popolazione universitaria: il totale degli iscritti allo scorso anno accademico era 58.625, 4.770 gli iscritti autoctoni, dei quali una piccola percentuale (4%) è ancora iscritta a lauree del vecchio ordinamento. (s.s.)